Ebbene, sì: tra le moltitudini varietali che contraddistinguono il settore enologico italiano, esistono anche realtà in cui una DOC viene creata per una sola azienda, che le darà quindi il suo nome e la rappresenterà per sempre, in esclusiva. Seguendo le orme dei monopole francesi, e molto prima di Sassicaia, già nel 1971 la Marchesa Franca Spinola riuscì a far ottenere il prestigioso riconoscimento di Denominazione di Origine Controllata per la sua storica Antica Fattoria La Parrina, nata nel lontano 1830, nell’entroterra di Orbetello, per volontà del Principe Corsini. Una lunga storia, contrassegnata da alti e bassi, ma indubbiamente legata a doppio filo al rispetto per la natura, espresso nelle sue varie forme produttive: dagli immensi frutteti alle vigne (60 ettari, alcune antichissime), dagli oliveti all’allevamento, dal vivaio di piante mediterranee all’azienda faunistico-venatoria, dal frantoio al forno, dalla cantina al caseificio, in cui si producono alcuni formaggi tipici della Maremma, come i pecorini (più o meno stagionati) e il Guttus, un ottimo erborinato unico nel suo genere.

Emiliano Leuti, sommelier e degustatore AIS, ricopre il non semplice ruolo di responsabile commerciale dell’intera tenuta ed è un uomo appassionato e appassionante, grazie alla sua grandissima capacità di comunicazione, con un accento e una giovialità di chiara origine laziale che catturano l’attenzione di chi lo ascolta, senza mai stancare.

La linea dei vini prodotti alla Parrina comprende oggi 2 spumanti, 4 tipologie di bianco, 4 di rosso e uno storico Vinsanto dall’affinamento lunghissimo (oltre 10 anni). Tutto viene certificato in base al Protocollo Biologico, compresi i prodotti del frantoio e del forno. Le vigne si estendono su un areale vastissimo, circondate o intervallate da boschi che le proteggono dai venti più umidi e pericolosi. In quelle più vicine al mare crescono benissimo Vermentino e Ansonica, con punte di mineralità ben riconoscibili al primo assaggio, mentre Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot prediligono le zone più riparate, con maggiori pendenze e con una maggiore escursione termica, per evitare ristagni d’aria e conseguente decremento qualitativo. 

L’enologo Beppe Caviola – figura cardine in altre realtà del calibro di Petra, Tenuta Sette Ponti e Capichera – è uno che esige il massimo rigore, a partire dalle micro-parcellizzazioni in vinificazione. Il risultato è una cantina di ben 2500 hl, con oltre 150 mila bottiglie prodotte ogni anno e una bottaia che mi viene da definire romantica, per come sembra capace di donare il giusto riposo ai vini. Dalla quantità alla qualità, è d’obbligo citare l’ambìto riconoscimento dei Tre Bicchieri del Gambero Rosso all’Ansonica in purezza annata 2017, oltre a ricordare il Radaia, un Merlot con richiami fruttati e balsamici che ti trasportano diritto verso i grandi châteaux bordolesi.

Trascorrere una giornata a La Parrina è sempre un’occasione per recuperare il contatto con le cose più vere e belle della vita, «quell’attimo di dimenticanza» che occorre vivere prima di ritornare nel caos quotidiano. Dulcis in fundo, non fatevi mancare un momento particolarmente tenero, quello del saluto alla mascotte della Parrina, il ciuchino Euro, la cui dolcezza vi strapperà, in un batter d’occhio, un gran sorriso. Lo stesso sorriso rimasto impresso sulla faccia del sottoscritto al termine della visita. A imperitura memoria.