Tempi duri, stramaledetto Covid. Teatri chiusi, degustazioni chiuse, non resta che ascoltare musica, riguardarsi qualche DVD, dare fondo alla cantina. E girottolare sul web. Così, di sito in sito, si scopre che Francesco Meli – quello che per me è il miglior tenore in circolazione, una voce che corre come poche ne ho sentite, bella presenza scenica (che non guasta mai) e grande tecnica – non solo è un grande tenore che ama il buon vino, ma una nota cantina veronese gli ha addirittura dedicato una linea di quattro vini, che portano in qualche modo il suo nome. Inutile dire che la mia curiosità è scattata all’istante.

Ho avuto modo di apprezzare il tenore genovese in diverse sue performance. Il suo modo di cantare e le sue interpretazioni, intelligenti e mai banali, non solo non mi hanno mai lasciato indifferente, ma mi hanno sempre suscitato emozioni profonde, fin da quando lo ascoltai – giovanissimo – prima in Così fan tutte di Mozart e poi in un memorabile Elisir d’amore, nel vecchio e sempre a me carissimo Teatro Comunale di Firenze. 

Ho poi avuto modo di apprezzare alcune sue grandi interpretazioni verdiane: Simon Boccanegra, I due Foscari, Messa da Requiem, Macbeth (di cui ho anche scritto su queste pagine: ricordate?), Aida, sotto la direzione del Maestro Riccardo Muti, e più recentemente – nell’effimera estate 2020, quando tutti ci eravamo convinti di essere fuori pericolo e quindi siamo ritornati a vivere e siamo rientrati nei Teatri («Ah, ma io ritorno a vivere», dice Violetta Valery nel finale della Traviata, prima di spirare) – nella cavea all’aperto del nuovo Teatro dell’Opera di Firenze, in un memorabile Ballo in Maschera e in una commovente e straordinaria Messa da Requiem diretta dal Maestro Zubin Mehta. 

Ma torniamo alla notizia. Venire a conoscenza che Francesco Meli, il mio tenore preferito, è anche un appassionato di vino, mi ha fatto grande piacere perché, come ho ripetuto più volte, il prezioso nettare che sgorga dalla vite – come dice il sommo poeta: E perché meno ammiri la parola, guarda il calor del sol che si fa vino, giunto a l’omor che de la vite cola (Dante, Purgatorio XXV, 76-78) – non è solo un’emozione di per sé, ma è un vero e proprio catalizzatore di emozioni, qualcosa che, quando è buono, non soddisfa solo il palato, ma apre mondi di emozioni in cui è bello perdersi. 

In Francesco Meli l’idea di coltivare questo interesse per il buon vino, specialmente italiano, è nata dall’amicizia che lo lega a Dario Menegolli, responsabile delle relazioni esterne della Cantina Menegolli, che si trova a nord-est di Verona, nella Valle degli Dei. Francesco, recandosi spesso in visita alla cantina, ha approfondito la conoscenza del vino e di tutto quello che c’è dietro una bottiglia, e noi sappiamo molto bene quali e quante emozioni possono regalare certe bottiglie.

Durante il lockdown – un momento di forzata riflessione per tutti – Dario ha proposto a Meli di dare il suo nome a dei vini aziendali che potessero rispecchiare i suoi gusti. Sono così nati quattro vini, due fermi e due spumanti. 

VinCanto è un vino rosso prodotto con uve Corvina Veronese e Rondinella. 

MeliDivino è un blend di Corvina Veronese, Rondinella, Corvinone, Merlot e Cabernet, maturato in legno per due anni.

Melincanto dà il nome a due spumanti metodo classico: un rosé – prodotto con una selezione dei migliori vitigni a bacca rossa, vinificate in rosato – e una cuvée bianca, prodotta con una selezione dei migliori vitigni a bacca bianca. 

Tutte le bottiglie riportano il nome e la firma del tenore su una fascetta in metallo. 

La presentazione dei quattro Vini del Tenore è avvenuta in due occasioni speciali. La prima, il 5 dicembre 2020 – con la partecipazione di un gruppo di amici ristretti, tra i quali Plácido Domingo, impegnato con Meli ne I due Foscari all’Opéra de Monte-Carlo – e la seconda due giorni dopo, il 7 dicembre, durante le riprese dello spettacolo A riveder le stelle, con il quale il Teatro alla Scala ha onorato l’ultimo Sant’Ambrogio, condizionato dal Covid ma trasmesso da decine di televisioni in tutto il mondo, a partire da Rai1. 

Nell’occasione, Meli si è esibito magistralmente nell’aria Ma se m’è forza perderti, dal Ballo in Maschera di Verdi. In entrambe le occasioni, Dario Menegolli e Francesco Meli hanno presentato i vini e ne hanno regalato uno a tutti i partecipanti.

Io non li ho ancora assaggiati, ma ho l’acquolina in bocca dal momento in cui ho appreso la notizia e mi riprometto di cercarli e di degustarli quanto prima, per scoprire la storia che sapranno raccontarmi, naturalmente in musica. Mi piacerebbe davvero farlo in compagnia di qualche altro amante del buon vino e della bella musica, qualcuno che si emozioni ed emozioni degustando e – perché no, chissà? – magari proprio in compagnia del celebre tenore e del produttore, se capiterà. 

Mi piace lasciarmi cullare dall’idea che, dopo averli assaggiati, il «negro grillo che trilla entro l’uom brillo» – come afferma il vecchio sir John Falstaff nell’ultimo capolavoro verdiano – riesca ad esaltare i risultati dei miei tardi studi tenorili, naturalmente senza arrivare al punto di disturbare troppo la mia pazientissima consorte. Magari un giorno vi racconterò come è andata.