Mi trovo dinanzi a un calice di Langhe DOC Nebbiolo 2017 di Giuseppe Cortese, cantina di nicchia di appena 9 ettari, fondata nel 1971 e ormai arrivata alla terza generazione, guidata oggi con grande cura e passione da Pier Carlo e Tiziana.
Stiamo parlando di un Nebbiolo di raffinata qualità, prodotto nell’area di Rabajà a Barbaresco, dove si trova uno dei migliori cru di tutto il territorio, dove le pendenze collinari sono dolci e il terreno è di origine tortoniana, con marne grigie-bluastre, inframmezzate da ghiaie e arenarie. Qui le vigne godono di una privilegiata esposizione a sud/sud-ovest, accarezzate da un clima soleggiato, fresco e continentale, che permette alle uve di arrivare a maturazione lentamente, con aromi intensi ed eleganti.
Il vino si mostra nell’ampio calice in tutta la sua bellezza, con un vestito trasparente, seppur di un colore rosso rubino acceso.
Il naso è un ventaglio che, aprendosi con limitata timidezza, richiama fin da subito i ricordi piacevoli di un elegante e dolce pot-pourri, composto da piccolissimi frutti rossi (come il lampone e il ribes), per poi svoltare su una nota di petali di rosa e chiudere la sua corsa con note speziate di liquirizia e cannella essiccata.
Il primo sorso svela un’anima potente ma al contempo elegante. La freschezza vibrante ben si equilibra con l’alcol e con un tannino presente ma mai sgarbato, che pare a tratti cucito su misura da un sarto lungo tutto il corpo sinuoso del vino. Una boccata intensa, lunga e più che piacevole, che invita a un nuovo assaggio.
È la bottiglia perfetta per lasciarsi introdurre, mano nella mano, nelle Langhe; una bottiglia da stappare quando si ha voglia di un grande Nebbiolo, ma senza la prorompente struttura e la complessità dei suoi fratelli maggiori, Barolo e Barbaresco.