La ricerca della perfezione, come la perfezione stessa, ha molteplici aspetti e, indubbiamente, nel cuore della Maremma Toscana – terra di antica storia e culla di radicate tradizioni – vi è uno di questi. La Maremma ha mantenuto come e più di altri territori italiani una sua caratteristica genuinità ed è stato questo che ha probabilmente colpito e ispirato la grande passione di Georg Weber per il progetto e la realizzazione di questa realtà vitivinicola che, fin dal primo istante, si è posta l’obiettivo di andare a posizionarsi nell’élite dei produttori di vino del nostro pianeta. Un pensiero sicuramente ardito, in un territorio di umili origini e tradizioni, ma è con le visioni illuminate e di grande respiro che – la storia ce lo insegna – si sono poi realizzate alcune delle più grandi opere.

Tra il mare e Capalbio, si lascia la Via Aurelia e ci si dirige verso l’interno: dopo poche centinaia di metri si giunge ai piedi di una dolce collina, dove si trova l’ingresso dell’azienda Monteverro. Già qui si ha immediatamente l’impressione di respirare l’aria di una realtà molto particolare, se non unica: ogni minimo dettaglio risulta affascinante, nella sua perfezione. Come ho potuto spesso verificare, la bellezza e l’armonia non hanno bisogno di eccessi, ma trovano compimento nella semplicità più pura, ed è questo che si coglie, varcando il cancello di Monteverro. Nulla è lasciato al caso, ogni singolo dettaglio e ogni singolo particolare sono frutto di una attenta – direi maniacale – ricerca della qualità assoluta e della perfezione, ma sempre abbracciando un’essenziale semplicità, che conferisce il valore aggiunto di una classe di rara levatura. Risulta altrettanto evidente che quello che si presenta agli occhi di un attento osservatore ha richiesto importanti risorse, ma il poterne disporre non sempre è garanzia di un risultato così riuscito.

Lo spazio esterno, a fronte del corpo centrale, è un semplice e signorile giardino mediterraneo, tra cespugli di rosmarino, olivi centenari e bronzee sculture di fauna locale. Il corpo centrale – essenziale e solo parzialmente sporgente dal terreno – è posizionato a metà collina, circondato dalle vigne che discendono ordinatamente verso il mare e risalgono altrettanto elegantemente fino alla sommità.

Spostandosi a mezzo dosso, si giunge a un belvedere che permette di ammirare, con più ampio respiro, quello che da progetto è diventato realtà, col fascino del mare sullo sfondo. Filari ordinati, pettinati e curati in ogni dettaglio sono frutto dell’impiego di un’importante forza-lavoro, prossima alle 20 unità, totalmente interna: numeri importanti e significativi, per un settore produttivo nel quale la norma è la stagionalità delle risorse, non la continuità. La scelta delle risorse è sinonimo di strategia aziendale e la qualità del risultato finale ne è la naturale conseguenza.

Alle nostre spalle, la parte più alta della collina è rigogliosa di macchia mediterranea, con i suoi tipici sentori che poi si ritroveranno nei vini, caratterizzati anche da un terreno particolarmente minerale, composto da argilla rossa e ciottoli erosi di origine calcarea. La configurazione ad anfiteatro allungato ha prodotto la formazione di un microclima particolare, che oscilla tra calde giornate e fresche notti, con condizioni pedoclimatiche ideali per la viticoltura.

L’armonia è palpabile e l’occhio non può esimersi dal godere, ai margini di questo proscenio, mentre la mente immagina quale possa essere l’attività in fase di vendemmia. Piccole cassette vengono riempite con uve vendemmiate rigorosamente a mano – anno dopo anno, sempre dalle stesse persone – e selezionate in funzione della maturazione di ogni singolo filare, di ogni singola parcella, creando così una sorta di rapporto di conoscenza tra uomo e vigna che si rinnova ad ogni raccolto, permettendo di ottenere sempre il massimo risultato. Una selezione così curata – quasi esasperata – che permetterà di valorizzare la complessità delle uve e di trasmettere ai vini le peculiari caratteristiche delle parcelle dei terroir di origine. È con l’immagine di queste cassettine piene di uva che inizia la visita nel cuore dell’azienda, la cantina, ove tutte le lavorazioni sono svolte su un percorso basato sulla gravità, senza uso di pompe o altre forzature.

La tecnologia ragionata – applicata secondo la logica più rigorosamente storica, senza andare in nessun modo a influenzare le caratteristiche più classiche della vinificazione – è utilizzata per tutelare ed evidenziare quanto più possibile le caratteristiche intrinseche delle uve, non per modificarle o renderle conformi a requisiti di carattere commerciale. Le cassettine vengono quindi avviate a una sorta di tunnel di stoccaggio refrigerato, ove sosteranno per il tempo necessario a evitare qualsiasi modifica organolettica e dal quale saranno poi prelevate per passare ai tavoli di selezione degli acini, rigorosamente manuale.

Seguiranno i vari processi di fermentazione e vinificazione, in ambienti e con attrezzature sempre concepiti per la massima tutela dell’espressione e della qualità delle uve, fino a giungere in una spettacolare barricaia, in cui ogni singola fila di barriques gode del controllo della temperatura dal pavimento, permettendo così interventi selettivi sui processi post-fermentazione primaria, come quelli relativi alla fermentazione malolattica, quando voluta.

Logica, ordine, geometrie, pulizia: ogni singolo passaggio è curato capillarmente, prescindendo dalla logica delle risorse impiegate, ma con lo sguardo fisso solo all’eccellenza del risultato. Tale ricerca di perfezione si ritroverà poi nei vini, ai quali la passione di Georg Weber – coadiuvato da enologi come Michel Rolland e Jean Hoefliger – ha voluto conferire un appeal che si richiama ai classici di Bordeaux e di Borgogna, pur mantenendo uno strettissimo legame di appartenenza al terroir maremmano.

Siamo convinti che la qualità finale dipenda anche dalla bontà delle risorse umane e a Monteverro ne abbiamo la prova dialogando e rapportandoci con coloro che vi lavorano. È percettibile l’attenzione che ognuno pone nella propria attività, ma è l’entusiasmo con cui essa ci viene comunicata che sorprende e meraviglia: un’attenzione che travalica la ragionevole professionalità e che trova motivazione nella passione totale per il proprio agire, con la consapevolezza di far parte di una ‘eccezionalità’.

Con questi pensieri usciamo dalla cantina ed entriamo in un altro ambiente perfetto (come poteva essere diversamente?), destinato alla degustazione, ormai convinti di ritrovare nei vini la qualità pregustata nell’ascoltare i racconti dei protagonisti.

Vermentino 2017 – IGT Toscana Vermentino – 100% Vermentino. Vendemmia a fine estate, solo acciaio, 6 mesi sulle fecce fini, leggera filtrazione, no malolattica. Giallo brillante di discreta intensità, con riflessi leggermente verdognoli. Naso intenso di frutti agrumati, pompelmo rosa, lime, note balsamiche leggermente mentolate, con ritorni di macchia mediterranea e note minerali. Ingresso fresco e vibrante in bocca, in linea con il naso e con finale piacevolmente sapido. Un Vermentino gradevolissimo, di grande pulizia, dai toni particolarmente raffinati.

Verruzzo 2014 – IGT Toscana Rosso – 40% Merlot, 25% Cabernet Sauvignon, 25% Cabernet Franc, 10% Sangiovese. Fermentazione naturale in inox, 100% a caduta, 12 mesi in barriques di rovere francese di 2° passaggio, leggera filtrazione, nessuna chiarificazione. Granato vivido, con riflessi ancora leggermente purpurei sul bordo. Intenso, fruttato, floreale, vegetale, balsamico, speziato al naso, con fragolina di bosco, prugna, ciliegia in confettura, rosa, lavanda e poi speziatura di vaniglia. Ingresso in bocca morbido, con fruttato di ciliegia e poi speziatura, con tannini ben impostati e presenti. Buona la persistenza. Un gusto bordolese, con buon apporto dinamico del vitigno toscano per eccellenza.

Terra di Monteverro 2013 – IGT Toscana Rosso – 50% Cabernet Sauvignon, 30% Cabernet Franc, 15% Merlot, 5% Petit Verdot. Parcelle vinificate separatamente, fermentazioni naturali in inox e barrique, 100% a caduta, follature manuali, 20 mesi in barriques di rovere francese, di cui 60% nuove, no filtrazione e chiarificazione. Rosso rubino pieno, ben vivido. Intenso al naso: frutta rossa matura, ciliegia, lampone, poi frutta scura, ribes, mora di gelso, note balsamico-mentolate e scatola di sigaro, su accenni anche carnosi. Ingresso elegante al gusto, con tannini strutturati, frutta scura e aromaticità di erbe. Grande persistenza.

Terra di Monteverro 2011 – IGT Toscana Rosso – 40% Cabernet Sauvignon, 30% Cabernet Franc, 20% Merlot, 10% Petit Verdot. Vinificazione e affinamento come l’annata 2013, nonostante le piccole variazioni del blend. Rosso rubino scuro, con accenni granati sui bordi. Intenso al naso, vegetale, con sentori di macchia mediterranea e importanti note balsamiche, poi frutta scura matura, anche in gelatina, speziatura di tabacco e legno di cedro. In bocca ingresso vellutato, elegante, con trama tannica importante ma perfetta, di grande piacevolezza, poi ritorni di frutta rossa con ciliegie e prugne sciroppate. Lungo e  avvolgente.

Tinata 2013 – IGT Toscana Rosso – 70% Syrah, 30% Grenache. Parcelle vinificate separatamente, fermentazioni naturali in inox e barrique, 100% a caduta, follature manuali, 70% in barriques di rovere francese per 16 mesi (col 40% di legno nuovo), 30% in vasca di cemento a forma di uovo, no filtrazione e chiarificazione. Rosso rubino pieno, con riflessi porpora sui bordi. Molto intenso al naso: note fruttate di mirtillo e ciliegia, poi sentori di erbe aromatiche, lavanda, timo e macchia mediterranea, speziatura con tabacco dolce e pepe verde. Al gusto, ingresso morbido ma di buona freschezza, con tannini perfettamente integrati ed eleganti. Grandissima piacevolezza ed equilibrio, con finale sapido su richiami vegetali, in linea con il naso. Un vino da una piccola parcella, di limitata produzione, che si richiama alle grandi espressioni della Valle del Rodano.

Monteverro 2013 – IGT Toscana Rosso – 40% Cabernet Franc, 35% Cabernet  Sauvignon, 20% Merlot, 5% Petit Verdot. Parcelle vinificate separatamente, fermentazione naturali in inox e barrique, 100% a caduta, follature manuali, 24 mesi in barriques di rovere francese (80% di legno nuovo), no filtrazione e chiarificazione. Rosso rubino intenso, quasi impenetrabile, di grande tessitura, con accenni purpurei sui bordi. Intenso e ampio al naso: frutta macerata con ribes, cassis, durone, mirtilli, mora di gelso, fiori scuri appassiti, note vegetali e balsamico-mentolate, speziatura di vaniglia, tabacco e note tostate e un finale che richiama la scatola di sigaro. Ingresso austero al gusto, ma equilibrato e avvolgente, con importante ed elegante trama tannica, in addivenire per la sua gioventù; poi ritorni di frutta scura, soprattutto ciliegia (sotto spirito e al cioccolato). Grande persistenza, con chiusura sapida piacevolmente prossima al salmastro. Un vino che si richiama ai grandi cru di Bordeaux, ma che aggiunge al suo corredo la tipicità della zona di origine (prossimità del mare, macchia mediterranea e un suolo particolarmente ricco).

Chardonnay 2014 – IGT Toscana Chardonnay – 100% Chardonnay. Parcelle vinificate separatamente, pigiatura a grappolo intero, fermentazione naturale, affinamento su fecce fini con batônnages, 100% a caduta, 50% della produzione in barriques di rovere francese (con 40% di legno nuovo) per 14 mesi, l’altro 50% in vasca di cemento a forma di uovo, no chiarificazione, leggera filtrazione. Colore oro intenso e brillante, con qualche residuo riflesso verdolino sui bordi. Naso molto intenso, con frutta matura tropicale (mango, litchi, banana, cedro), ma anche pesca e mela cotogna, poi note dolci di miele e cioccolata bianca, accompagnate da vaniglia e pan brioche su chiusura di spiccata mineralità (pietra). L’ingresso è ampio e avvolgente, ma supportato da buona freschezza, con ritorni piacevolmente aciduli e agrumati di pompelmo, frutta bianca e lime. Un grande Chardonnay, prodotto da un piccola parcella e in limitata quantità, nel quale  ritroviamo lo stile e il carattere dei migliori cru di Montrachet.

Lo avrete capito: Monteverro mi ha affascinato e conquistato in maniera totale, non soltanto per lo splendido ambiente, o per i vini, o per le persone, o per la pulizia, o per la bellezza, o per la ricchezza. Mi ha conquistato per l’insieme di tutto questo: senza voler scomodare aforismi di filosofi o pensatori, mi ha dato conferma che «il tutto è maggiore della somma delle sue parti». Ecco, così mi è sembrata Monteverro, anche grazie al tempo che ci è stato dedicato e per come ci è stato dedicato, consentendoci di conoscere in modo approfondito questa invidiabile realtà e di poterne condividere gli eccellenti risultati, frutto di una determinazione e di una passione legate in maniera indissolubile e tangibile tra di loro e a questo incredibile territorio. Grazie.