Lunedì 17 giugno, nella splendida cornice della Terrazza Civita Roma – sul tetto del Palazzo di Assicurazioni Generali, con una vista mozzafiato sul Vittoriano e sulle bellezze di Roma antica – si è svolta la premiazione delle aziende italiane protagoniste di due prestigiose competizioni enologiche internazionali: il Concours Mondial du Sauvignon e il Concours Mondial de Bruxelles 2019. Erano presenti 50 aziende italiane, che hanno presentato oltre 70 vini medagliati tra quelli presentati ai due concorsi.
«Abbiamo portato a Roma un best of dell’Italia enoica – ha spiegato il presidente dei due concorsi, Baudouin Havaux, nel corso della cerimonia di premiazione – non solo per dare un ulteriore riconoscimento ai principali protagonisti del 2019, ma anche per offrire agli operatori presenti la possibilità di toccare con mano alcune delle eccellenze che – prima a Udine e poi ad Aigle – hanno portato il Belpaese sul tetto del mondo, raccontandone i territori, le aziende e, nel caso del Concours Mondial de Bruxelles, lo straordinario patrimonio di vitigni autoctoni che ha letteralmente sbaragliato la concorrenza. Tutto ciò senza perdere di vista il nostro storico obiettivo, vale a dire favorire contatti strategici a vantaggio della distribuzione e della commercializzazione delle etichette premiate post-concorso».
Nell’impossibilità di degustare tutti i vini presenti sul grande banco di assaggio nelle poche ore a disposizione, mi limiterò, come al solito, a descrivere i vini che mi hanno più impressionato, a partire da quelli premiati al Concours Mondial du Sauvignon 2019.
Friuli Isonzo DOC Sauvignon 2017 Tenuta Luisa (Golden Medal) – Al naso si presenta intenso e fine, con i sentori tipici del vitigno: salvia, foglia di pomodoro e belle note agrumate; in bocca, freschezza e sapidità si integrano con la nota alcolica e un bel fruttato, prima di un lungo finale ammandorlato. Un bella espressione del vitigno (www.tenutaluisa.it).
Friuli Grave DOC Sauvignon 2018 Pitars (Golden Medal e premio speciale Rivelazione Sauvignon Italia) – Ero curioso di assaggiare quello che al concorso è stato valutato come miglior Sauvignon italiano e devo dire che è un grande Sauvignon, completo in tutti gli aspetti. Giallo paglierino scarico e brillante, nel bicchiere mostra una consistenza presaga di struttura; il naso è fine, elegante e molto intenso, con riconoscimenti inconfondibili e chiarissimi di salvia, foglia di pomodoro, peperone giallo e frutti esotici, impreziositi da una lieve nota minerale, che in bocca e nel retrogusto si esalta, assieme a una freschezza che ne bilancia il calore, senza perdere eleganza e mantenendo tutte le aspettative create dall’occhio e dal naso. Il finale è molto lungo, fresco e ancora ammandorlato. Un vino ‘cantastorie’ di grande personalità (www.pitars.it).
Friuli Isonzo DOC Sauvignon 2017 Amandum (Golden Medal) – Brillante giallo paglierino scarico, con riflessi verdognoli, al naso è molto fine, in prevalenza fruttato (pesca e frutti esotici), con belle note agrumate e lieve nota minerale e fumé; in bocca è accattivante, fresco, sapido e caldo, con lungo finale minerale (www.amandum.it).
Friuli Isonzo DOC Sauvignon Mysa 2016 Amandum (Golden Medal) – Giallo paglierino brillante e luminoso, al naso è intenso, complesso e fine, con sentori fruttati (pesca e frutti tropicali), erbe aromatiche (salvia e timo) e floreali (ginestra), completati da un nota minerale e lievemente fumé. In bocca è intenso e ha un corpo importante, sorretto da freschezza e sapidità ben bilanciate dall’alcolicità. Finale lunghissimo, fresco, fruttato e sapido. Un altro ‘cantastorie’ di personalità (www.amandum.it).
Tre Venezie IGP Sauvignon 2017 Bortolusso (Silver Medal) – Giallo paglierino brillante e scarico, al naso è intenso e vi si alternano riconoscimenti di banana, frutti tropicali, agrumi ed erbe aromatiche, completati da una nota minerale. In bocca è intenso e più sapido che fresco, con una bella struttura fruttata e un finale ammandorlato e leggermente salato (www.bortolusso.it).
Passiamo ora ai vini premiati del Concours Mondial de Bruxelles 2019.
Sicilia DOC Grillo Bio Aquilae 2018 CVA Canicattì (Golden Medal) – Giallo paglierino con riflessi verdognoli, al naso mostra un bella personalità: è intenso, fine e complesso e vi si alternano riconoscimenti di foglia di pomodoro, salvia, erbe di macchia mediterranea, pèsca e agrumi. In bocca le aspettative si confermano tutte, è un vino di grande personalità, intenso e fine, fresco e sapido, ma anche abbastanza morbido, con un bel corpo fruttato e un finale lungo fruttato. Un altro cantastorie da bere e ribere ancora (www.cvacanicatti.it).
Sicilia DOC Nero d’Avola Centuno 2016 CVA Canicattì (Silver Medal) – Rosso rubino profondo, con nuances fortemente violacee e numerosi archetti che preannunciano calore e struttura; al naso si conferma intenso e complesso, ma anche fine e vinoso, con sentori di frutta fresca (susina rossa e ciliegia), fieno, erbe di macchia mediterranea e poi pepe nero, vaniglia e cioccolato fondente. In bocca entra prepotente, con una bella spalla acida e tannini vivi ma nobili, integrati nel frutto, bilanciati dalla nota alcoolica, che si fa prepotentemente sentire (magari anche per la calura del pomeriggio romano), lasciando una sensazione avvolgente, morbida e piena. Il finale è lungo e sorprende con una piacevole nota minerale e di rabarbaro. Veramente ‘bellino’, a mio modo di vedere: una medaglia d’argento un po’ strettina (www.cvacanicatti.it).
Nebbiolo d’Alba DOC Ligabue 2017 Teo Costa (Silver Medal) – Questo Nebbiolo, dedicato al pittore Antonio Ligabue (l’etichetta riproduce in parte un suo celebre autoritratto), si presenta di un rosso rubino carico, con riflessi granati. Al naso è elegante, vinoso e fruttato, con dolci note legnose. In bocca è intenso e mostra una bella struttura, con acidità e tannini che prevalgono sulle sensazioni morbide e fruttate; il finale, gradevole, è di cioccolato. Un vino giovane ma interessante: va aspettato, ma darà grandi soddisfazioni (www.teocosta.it).
Barbera d’Alba DOC Castellinaldo 2017 Teo Costa (Silver Medal) – «Si passa la sera scolando Barbera», cantava Giorgio Gaber 50 anni fa in Trani a gogò: ma questa Barbera non è propriamente adatta a questo scopo, anzi, direi magari che meriterebbe una versione aggiornata della celebre canzone. Perché è un vino di grande struttura e te ne accorgi già alla vista: rosso rubino, riflessi granati, consistenza importante. Sensazioni confermate al naso, intenso e complesso, con riconoscimenti di frutti maturi a bacca scura (mora, ciliegia, fragola), pepe verde e altre spezie (cannella, vaniglia e sentori di legno ben amalgamati). In bocca entra potente, avvolgente, morbido e caldo, ma anche dotato di viva acidità, con una trama tannica altrettanto viva ma ben integrata nel frutto; il finale è fruttato e persistente. Anche se dotato di pronta beva, attenzione! Se passi la sera scolando questa Barbera, rischi di finire sotto al tavolo, senza se e senza ma… Se invece ti serve per dimenticare, allora diciamo che la sua struttura aiuta l’oblìo. Anche la medaglia di questo vino mi è sembrata di un argento piuttosto dorato… (www.teocosta.it).
Amarone della Valpolicella DOCG Mai Dire Mai 2011 Pasqua (Grand Golden Medal e Rivelazione Vino d’Italia 2019) – Un altro vino che ero curioso di assaggiare (il premio Rivelazione Italia indica, in teoria, il miglior vino italiano in concorso) e non ne sono rimasto affatto deluso. Intanto, ci vorrebbero ore per scoprire le storie che ha da raccontare, per scovarne i segreti e capirlo, ma anche in pochi minuti alcune cose le ha dette. Da bravo Amarone, già nel bicchiere dimostra concentrazione e struttura, con un colore rosso rubino intensissimo e archetti innumerevoli e immobili. Al naso si presenta intenso e complesso, ma anche elegante: aromi di sottobosco, marasca, confettura di frutti rossi, legno, cacao, cuoio e caffè si alternano in un turbinìo infinito di profumi. In bocca è potentissimo e avvolge il cavo orale con la sua grande struttura e concentrazione, talmente grasso e pieno che – più che di un sorso – bisognerebbe forse parlare di una “fetta di Amarone”. Il vino è indubbiamente morbido, ma la spalla acida gli dona vivacità e freschezza e la trama tannica dolce è ben integrata con note di frutta nera matura e in confettura, cannella, cioccolato fondente e moka, che impreziosiscono e completano un finale di lunga persistenza. L’assaggio mi ha fatto pensare a un abbinamento inusuale con alcuni versi di Giacomo Leopardi: «… e mi sovvien l’eterno,… Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare». Una delizia (www.pasqua.it).
Toscana IGT Blend 1 2015 Fattoria di Piazzano (Silver Medal) – Devo confessare che sono stato attratto dall’etichetta, che riporta i colori della contrada senese dell’Istrice, e devo dire che sono stato perspicace e fortunato. Il blend è dato da Colorino, Merlot e Syrah e si presenta con un rosso rubino carico, con riflessi porpora e numerosi archetti; già al naso si sente che è un vino importante e di corpo, con note calde di erba, frutti di bosco e lievi speziature (pepe nero e cannella). In bocca è intenso, caldo, morbido e abbastanza sapido, con tannini dolci che accompagnano il finale dolce e persistente (www.fattoriadipiazzano.it).
Toscana IGT Rosso Syrah 2015 Fattoria di Piazzano (Golden Medal). Rosso rubino molto carico e con segnali di notevole consistenza, al naso è intenso, con riconoscimenti di ciliegia nera, pepe nero e vaniglia. In bocca è intenso, pieno, caldo e morbido, con tannini rotondi e acidità e sapidità in secondo piano. Il finale è piacevolmente dolce (www.fattoriadipiazzano.it).
Chianti Classico DOCG Gran Selezione 2013 Fattoria Le Bocce (Silver Medal) – L’annata – quella del debutto della Gran Selezione – mi ha spinto ad assaggiare questo vino, che mostra ora tutta la sua complessità e potenzialità: di un rosso rubino carico e di buona consistenza, al naso è intenso e profondo, con note di frutta rossa matura, rosa appassita, carne, spezie e tabacco. In bocca è intenso, avvolgente e ancora fresco, con una bella mineralità e tannini morbidi ben integrati nel frutto; un piacevole e lungo finale di caffè e tabacco completa questo interessante assaggio (www.stefanofarinawines.com).
Toscana IGT Rosso Silvana 2016 Corte dei Venti (Golden Medal) – Il vino deve il nome a Silvana Pieri, madre dell’appassionata proprietaria di questa azienda montalcinese, Clara Monaci. Blend di Sangiovese Grosso, Syrah, Merlot e Cabernet Sauvignon, nel bicchiere si mostra di un colore rosso rubino intenso e brillante, con riflessi violetti. Al naso è intenso e ampio, con forti note fruttate (principalmente di mora e mirtillo), ma anche lievemente floreali ed erbacee (peperone verde), ben amalgamate con spezie dolci e pepe. In bocca è intenso e fresco, con una buona sapidità e tannini dolci perfettamente integrati nel frutto, ma alla fine è il marchio di fabbrica dei vini di questa azienda – una retroacidità che ripulisce la bocca – che accompagna nel lungo finale le note fruttate e di liquirizia. Un vino con cui mi riprometto di passare più tempo, perché sento che ha delle storie da raccontare (www.lacortedeiventi.it).
Vin Santo del Chianti DOC 2007 Poggio Salvi (Grand Golden Medal e riconoscimento speciale come Rivelazione Internazionale Vino Dolce 2019) – Intanto, voglio dire subito che il premio Rivelazione Internazionale Vino Dolce 2019 non è un premiuccio da poco in un concorsino qualsiasi, dato che ci si confronta con Porto, Icewines, Sauternes ecc. Vedere un Vin Santo del Chianti primeggiare su tante eccellenze mi ha riempito d’orgoglio, oltre che di aspettative e… di voglia di assaggiarlo. Nel bicchiere si presenta di un colore ambrato brillante che riempie gli occhi e aumenta le aspettative, che iniziano ad essere appagate durante l’esame olfattivo: un naso inebriante, intenso, complesso, fine e pulito, in cui si inseguono sentori di miele, noci, ciliegia sotto spirito e spezie dolci. In bocca è un capolavoro: si alternano frutta secca, ancora miele e sensazioni vellutate, poi il sorso diventa secco (sì, secco) e anche fresco (sì, fresco) nel finale, quando la bocca viene investita da un ritorno acido che ripulisce e invita a ricominciare. Mentre parlo con Jacopo Bonucci (enologo e titolare di quest’azienda di Sovicille), non perdo di vista il bicchiere vuoto, che dopo 5’ mi consente un coup de nez carico di effluvi freschi di noci e lievemente fumé… Mai premio fu più meritato. Che sia dannato in eterno chiunque possieda un vinsanto così e si azzardi a inzupparci un biscottino di Prato! A proposito di eterno, voglio concludere con un abbinamento inusuale che mi è venuto in mente durante il viaggio di ritorno da Roma, e vorrei abbinare questo grande Vinsanto ai versi eterni che chiudono l’ultimo Canto del Paradiso, in cui Dante descrive il paradiso stesso e conclude: «A l’alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva il mio disio e ’l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle» (www.poggiosalvi-sovicille.it).