Con la vendemmia 2004 esordisce il Cabernet Franc in purezza, Foglio 38, della cantina di Bolgheri Le Fornacelle. A distanza di 20 anni, una verticale di 12 annate ne ripercorre la storia dagli esordi a oggi.
Silvia Menicagli e Stefano Billi, i titolari, avevano intuito già negli anni precedenti che quella vigna, in particolare la particella numero 236, nella zona dei Greppi fra l’Aurelia e la Bolgherese, coltivata con Cabernet Franc, dava un vino di carattere, quel carattere che incontrava proprio il loro gusto personale. Silvia e Stefano prediligono la freschezza più della potenza, cercano eleganza e territorialità nei vini più che struttura e stupore. Il vino di quella particella spiccava proprio per quelle caratteristiche da loro tanto amate. Lo sapevano, perché fin dall’inizio non solo vinificano ogni varietà e ogni parcella separatamente, ma anche la maturazione dei vini nelle barrique è separata, per definire gli assemblaggi solo nell’ultima fase, prima dell’imbottigliamento. Quel vino lì, con quelle caratteristiche spiccate, dal 2001 al 2003 era finito nell’assemblaggio del Bolgheri; ma nel 2004, col parere favorevole dell’enologo, Fabrizio Moltard, prendono la decisione di farne un vino a sé e chiamarlo col nome del vigneto: Foglio 38.
Fu una decisione rischiosa e nient’affatto banale, di cuore più che di testa, perché significava rinunciare alla “DOC” e al nome “Bolgheri” in etichetta, il cui disciplinare fino al 2011 includeva obbligatoriamente il Cabernet Sauvignon; inoltre non c’erano molti esempi di Cabernet Franc in purezza ancora in Toscana. Lo ricorda con emozione Stefano: “puntare sul Cabernet Franc era una sfida più che una certezza!”.
A buon diritto oggi possono compiacersi di quella decisione. Dopo 20 vendemmie, domenica 2 giugno, hanno celebrato il successo del Foglio 38 con una verticale che ne ripercorre la storia. All’hotel I Ginepri di Marina di Castagneto Carducci abbiamo condiviso con loro 12 annate di Foglio 38: dalla 2004 degli esordi, sorprendente e di grande beva, per proseguire con un’affascinante 2005, seguita da una 2007 grandiosa anche se un po’ timida e una 2008 ahimé ossidata; poi ancora una 2009 signorile, una 2011 puntuale e potente, la 2012 particolarmente saporita e una 2014 affilata ed elegantissima; per arrivare alle annate più recenti con l’esplosiva 2016, la rigorosa 2018, la solare 2019 e la promettente 2020.
I tratti comuni alle varie annate sono la tenuta del colore, di buona concentrazione, un fruttato di mora, cassis e lampone (originale l’albicocca matura nel 2005) ben integrati con i profumi più verdi di mirto e macchia mediterranea (o foglia di ribes come si legge nella letteratura sul Cabernet Franc) e talvolta anche con accenni floreali (2007, 2012, 2014 in particolare). L’apporto del legno è sempre molto discreto; emerge nelle annate più recenti ovviamente, in cui il ricordo delle barrique è più vicino, ma non è mai prevaricante. Il gusto si distingue sempre per la freschezza spiccata che affianca tannini fini, mai sovraestratti e soprattutto mai verdi, neanche nelle annate più difficili. Infine il vino in tutte le annate ha quel plus di sensazione sapida, per non dire salmastra (ma questa forse è una suggestione perché degustiamo in riva al mare), meglio dire mineralità gustativa come fanno i francesi. Foglio 38 è un Cabenet Franc ben riuscito, predisposto all’invecchiamento e soprattutto di grande equilibrio, dinamicità e beva.
In questi 20 anni alle Fornacelle hanno imparato molto a proposito del Cabernet Franc, soprattutto della sua coltivazione a Bolgheri, sulla costa toscana. Hanno imparato a capire quando è il momento di vendemmiare assaggiando gli acini, come coltivarlo e gestire la chioma nel contesto del loro vigneto. Il vitigno resiste bene al caldo, ma soffre molto la siccità; per questo dà il meglio di sé a Bolgheri nelle annate più fresche e umide, perché lo stress idrico ne blocca la maturazione, soprattutto la maturazione fenolica. Che il Cabernet Franc abbia bisogno di terreni non troppo drenanti e asciutti lo sappiamo dalla sua diffusione a Bordeaux: limitata nei vigneti ciottolosi dell’Haut-Médoc, più cospicua sulle argille della riva destra.
La degustazione ha messo a nudo anche la tenacità e perseveranza della famiglia Billi-Menicagli, di origine locale. L’azienda agricola nasce col riscatto della terra lavorata in mezzadria fino al 1945 dalla famiglia di Giulio Batistoni, nonno dell’attuale proprietario. Radicata nelle campagne bolgheresi, la famiglia era dedita all’agricoltura da sempre, ma ha compiuto una svolta nel 1998 seguendo la scia del fenomeno enologico Bolgheri. Con la vendemmia 2001 Le Fornacelle debutta sul mercato con proprie etichette. Gli 8,5 ha di vigneti insistono su suoli variabili (da sassoso e calcareo a sabbioso) nella parte centrale della denominazione, fra la Via Aurelia e la Via Bolgherese a 80 m sul livello del mare.