Marianna Annio è una giovane donna piena di energia e simpatia, che ho incontrato per la prima volta nel 2014 alla manifestazione Rosati d’Italia, organizzata dall’Enoclub di Siena. Apprezzo il carattere verace del suo vino, che trovo particolarmente originale, fino a farmi pensare a una Puglia ‘diversa’, espressione sulla quale lei ha però storto la bocca. Marianna è diventata produttrice di vino un po’ per caso e un po’ per passione e insieme al marito, nei primi anni 2000, ha fondato l’azienda Pietraventosa, sull’altopiano delle Murge, a due passi da Gioia del Colle.
Le vigne di Pietraventosa sono nuovi impianti – per lo più di Primitivo allevato a spalliera, a 400 m sul livello del mare – e sono equidistanti dal mare Adriatico e dallo Ionio. L’incontro dei venti provenienti da entrambi i mari caratterizza il microclima dei vigneti, ma a contraddistinguere ancor di più la personalità dei vini è l’incontro di due matrici geologiche del sottosuolo: da una parte il calcare di Altamura e dall’altra la calcarenite di Gravina. Sono entrambe rocce calcaree di origine sedimentaria e ben drenanti. Lo spessore di suolo arabile in superficie è limitato a poche decine di centimetri e in alcune vigne si vedono addirittura affiorare le rocce.
A queste condizioni pedoclimatiche va sommato il tocco personale dei produttori di Pietraventosa, che adottano le più moderne pratiche enologiche, senza mai calcare troppo la mano, anzi permettendo al varietale di esprimersi nella massima autenticità. Sì, perché le 4 etichette di Primitivo che produce Pietraventosa, dal Rosato fino alla Riserva, si distinguono per la freschezza aromatica e la grande bevibilità, attributi che oggi sono sempre più ricercati dai consumatori.
L’annata 2017 del rosato Est Rosa (IGT Murgia) sembra un bianco vestito di rosa, avendo preso una tonalità corallo tenue dopo solo 2 ore di contatto del mosto con le bucce e un profumo di ciliegia croccante e timo; ma in bocca è animato da inaspettata acidità e vena salmastra in una struttura piuttosto esile, che fa pensare a una provenienza più nordica.
Il vino più originale di tutti, secondo me, è comunque Volere Volare (IGT Puglia Primitivo), ottenuto da una vendemmia leggermente anticipata e vinificato con un brevissimo passaggio in barrique usate. È un vino dalla struttura semplice, ma dalla personalità forte e soprattutto dalla beva irresistibile. È vivace alla vista e il suo profumo ricorda una spremuta di frutti di bosco e una ricca sensazione di grafite. Se nell’assaggio dell’annata 2015 è un’acidità gustosa a guidare la progressione, con prevalenza di note fruttate, nella 2016 l’acidità è quasi sferzante e porta con sé note pepate e minerali, al punto da farmi azzardare un paragone con una zona assai lontana come il Rodano settentrionale.
Allegoria è il nome del Gioia del Colle DOC Primitivo, un vino strutturato e tendenzialmente morbido, che mantiene comunque una certa verticalità. L’annata 2015 ha profumo di frutta matura, tannini soffici e perfetto equilibrio.
È molto profonda la Riserva Gioia del Colle DOC Primitivo, ottenuta da una vigna (in affitto) con vecchie piante di Primitivo allevate ad alberello. È un vino ricco e complesso, a cui non manca quel carattere vibrante che caratterizza tutta la linea di casa ed è capace di evolvere negli anni, smarcandosi dal legno e mantenendo freschezza fruttata nella lunga persistenza aromatica.