Il racconto di Marco quando accoglie clienti in cantina è un premessa che và sempre riportata per capire la partenza della sua filosofia di vinificazione. Il suo passato di commerciale nel settore automotive lo ha portato spesso a viaggiare in Francia negli anni ’90. Iniziò così a girare per la Borgogna e nella Champagne, da consumatore medio, da curioso, scoprendo che esisteva un mondo di piccoli produttori oltre alle grandi maison conosciute in italia ed appassionandosi a quelle realtà che vendevano uva ma imbottgliavano 20/30.000 bottiglie a loro marchio. Chi lo colpì di più era una oggi nota cantina chiamata Selosse. Ci riporta anche i commenti dei ristoratori : ‘Quello non è Champagne’. Da qui iniziò la sua passione per il Pinot Nero e per il terroir.

Da questo concetto di terreno e del delicato uvaggio, sono stati scelti dei terreni con tre fattori: calcare o gesso,  orientamento a Nord Nord-est e areali ben ventilati. Dove la protezione dal forte sole pomeridiano protegge i delicati aromi del Pinot Nero ed il vento asciuga bene gli stretti acini proteggendoli da marciumi interni non visibili. Calcare/Gesso e Pinot Nero sono un connubio d’amore di cui non serve narrare. Le tecniche agronomiche ridotte all’osso aiutano le viti a compiere uno sforzo di profondità che aiuta la concentrazione fenolica e portano a stress positivo la pianta.

Nel corso degli anni i suoi studi e la sua curiosità dell’affascinante mondo delle cuvee con i vini di riserva ha portato a strutturare una bottaia composta non solo per affinare i vini ma anche per conservare barrique con vini di ogni annata prodotta in stile perpetuelle. Questo bacino di vini di riserva crea un puzzle degno dei grandi chef de cave della champagne, in quanto la cuvee diventa chiave in ogni annata per creare il vino desiderato. Infatti non tutte le bottiglie hanno uno stile evolutivo, ad esempio la TRE e la CINQUE hanno stile opposti, la prima con larghezza e complessità , la seconda grande frutto e beva.