Quando si parla di Toscana, l’accostamento con il vino è quanto mai facile. E non occorre scomodare sempre i mostri sacri del Chianti o del Chianti Classico, di Montalcino o di Montepulciano, di Bolgheri o della costa o delle numerose altre aree, perché è sufficiente andare un po’ in giro per avere positive sorprese. Per esempio, basta spingersi a pochi chilometri da Firenze, verso ovest, e ci si trova avvolti in amene colline proficue per la vite, genitrici di una denominazione, quella del Carmignano, con un passato glorioso e oggi pervasa da una nuova ondata di giovinezza, per opera di piccoli ma caparbi produttori che, affacciatisi per ultimi, ultimi non sono rimasti, perché hanno saputo polarizzare l’attenzione di esperti e appassionati e suscitare un interesse generale sul piccolo areale.

Oggi parliamo dell’azienda di uno dei più vulcanici di loro, per alcuni un sognatore dissacrante, per altri un terremoto nelle acque calme della denominazione: Mauro Vannucci, fondatore di Piaggia.

Piaggia nasce agli inizi degli anni ’90. Il primo vino arriva su pochi scaffali nel 1994. Eppure, se c’è un’azienda nel mondo del Carmignano che più di altre è riuscita a lasciare un chiaro segno di sé – dettando una linea stilistica innovativa, nella valorizzazione di certe uve, osando negli assemblaggi e nell’utilizzo sapiente delle barrique per le maturazioni –, questa è proprio Piaggia. Con sede e cantina nella frazione Poggetto di Poggio a Caiano, alle pendici delle colline, il suo destino, passato e futuro, è legato a due nomi. Il primo, che abbiamo appena citato, è quello del visionario imprenditore del tessile che ha creato l’azienda, Mauro, oggi energico ottuagenario, stabilmente presente in azienda per vigilare e dare suggerimenti. L’altro nome è quello di Silvia Vannucci, garbata e intraprendente figlia di Mauro, da poco madre, ora unica titolare e vera colonna portante sotto tutti gli aspetti, dalla programmazione alla produzione, dalla comunicazione al commercio.

Ricordiamo qualche dato sulla DOCG Carmignano. Riconosciuta nel 1991, occupa un areale davvero piccolissimo, limitato ai terreni collinari dei soli comuni di Carmignano e di Poggio a Caiano, in provincia di Prato. Soltanto poco più di 200 ettari, tutti riservati al vino rosso ottenuto con un minimo del 50% di Sangiovese, un minimo del 10% (fino a un massimo del 20%) dei due Cabernet, un massimo del 20% di Canaiolo Nero, un massimo del 10% di Trebbiano Toscano e/o Canaiolo Bianco e/o Malvasia del Chianti, un massimo del 10% di altre uve rosse consentite in Toscana. Un vino dunque vocato all’assemblaggio che – per l’obbligo di utilizzo dal 10 al 20% dei due Cabernet, presenti a Carmignano addirittura dal XVI secolo, grazie al matrimonio di Caterina de Medici con Enrico II di Francia – è considerato a giusto titolo l’antesignano dei Supertuscan toscani. Cosimo III, nel 1716, non ebbe difficoltà a inserire nel suo celebre Bando il territorio di Carmignano tra le aree vitivinicole più vocate del Granducato.

Piaggia oggi vanta circa 22 ettari di vigna e, ad eccezione di qualche ettaro intorno alla sede aziendale, tutti gli altri sono situati in parcelle sparse sulle ultime propaggini collinari del Montalbano, con diverse esposizioni, beneficiate da correnti d’aria fresche perfette per stemperare le alte temperature diurne che si avvertono nel fondovalle nelle stagioni calde. La matrice dei suoli più diffusa è quella argillosa, frammista a macigno, arenaria e quarzite. Non mancano tratti di scisti argillosi, nei quali sono presenti blocchi calcarei. L’altitudine media è di 200 metri, con pendenze ben pronunciate e ottimo drenaggio. La piovosità non è mai torrentizia, ma ben distribuita, e sensibili sono le escursioni termiche diurne. Tutti fattori che permettono alle varietà tardive come Sangiovese e Cabernet un ciclo vegetativo sufficientemente dilatato nel tempo per raggiungere una maturità fenolica pressoché perfetta. 

Quando alla natura si affiancano l’intelligenza e la passione del produttore, uno staff rodato, esperto e altrettanto appassionato, allineato a una comune filosofia produttiva (rese basse, uso di tini in acciaio a temperatura controllata per la fermentazione, ricorso al legno piccolo di media tostatura, diverse annate per la fase di maturazione), ecco che si palesano il segreto e lo spirito animatore comune a tutti i vini di Piaggia. Vini che si presentano nel bicchiere – pur nelle dovute e specifiche caratterizzazioni – con colori pieni, ricchi di estratto e di suadenti profumi, con tratti di gusto animati da assoluta finezza ed eleganza.

E veniamo alla degustazione.

Quattro sono i vini che Piaggia produce, due come Carmignano DOCG e 2 come Toscana IGT. Li abbiamo degustati in una recente visita, prima di un quinto vino a sorpresa: un Carmignano DOCG Riserva Piaggia 2005, grazie alla grande generosità dei Vannucci.

Toscana IGT Pietranera 2021 – Vino fatto con prevalenza di Sangiovese (80%) e per il resto di Cabernet Franc. Breve la sosta in legno piccolo di terzo passaggio: solo 3 mesi; ne risulta un vino dalla beva facile e gustosa, animata da frutto rosso croccante e tanta freschezza.

Carmignano DOCG Il Sasso 2020 – Blend di Sangiovese (70%), Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon (20% insieme), Merlot (10%). Un anno in barrique di secondo e terzo passaggio. Con Il Sasso si entra a gamba tesa nell’universo del Carmignano. Il vino ha un colore luminoso che richiama il rubino pieno, i profumi sono di frutta fresca rossa e scura (ciliegie e more in primo piano), cui si aggiungono evidenti note floreali di viola e accenni balsamici. In bocca il sorso si anima di fruttosa freschezza, con una sensazione pseudocalorica mai travalicante, palesando un millesimo ben bilanciato.

Carmignano DOCG Riserva Piaggia 2019 – Prodotto con le migliori uve aziendali provenienti dai più anziani vigneti, tra cui quelli di Poggetto. Stesso blend del vino precedente: 70% Sangiovese, 20% Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, 10% Merlot. Gli anni in barrique qui salgono a 2 e per un terzo queste ultime sono nuove. Il vino si presenta nel bicchiere con un manto rosso rubino quasi impenetrabile, vivido e lucente. Esplosivo sia nei molti profumi che nel sapore: arancia rossa, lampone, ciliegia, melograno e mirtilli maturi. Note verdi di mirto e anice, poi liquirizia e noce moscata. Sorso potente e pieno. Tannino sottile e mai graffiante, surclassato da una freschezza vibrante che si fa sapida per un finale agrumato dal getto lunghissimo.

Toscana IGT Poggio de’ Colli 2020 – Un vino che è ormai una celebrità nazionale. Frutto di una lunga e laboriosa selezione dei migliori cloni aziendali di Cabernet Franc, siamo di fronte a un prodotto unico ed inimitabile. Impenetrabile nel vivace colore scuro che ricorda la china, si dimostra carico di gioventù, con sentori floreali molto freschi, con viola, iris e glicine in evidenza. A seguire, more, cassis, ribes nero e quindi rinfrescanti note mentolate e balsamiche, per finire con cenni di speziature dolci e lievi sbuffi di caffè e orzo tostato. Il palato di questo 2020 ha evidenziato un sorso carico di piacevolezza, mettendo in luce un’avvolgenza sottile e fine che nei prossimi mesi sarà perfetta e compiuta. Lunga la scia balsamica di fine sorso.

Carmignano DOCG Riserva Piaggia 2005 – Vino pazzesco. Vitale come non mai. Dal colore che sfuma verso il granato, ha incantato nei richiami a scorza di arancio, amarene, ribes rossi, pot-pourri di fiori scuri, legno di cedro, tabacco dolce, cuoio e cioccolato. Intenso in bocca, ancora ricco di vitale acidità e animato da una trama tannica sottile e compiuta, ha mostrato il tratto di un vino quanto mai bordolese, chiudendo avvolgente e dinamicamente fresco.