La firma del manifesto del CMB
Ci siamo lasciati con un articolo di presentazione della 25.ma edizione del Concours Mondial de Bruxelles di Pechino, dove ho avuto l’onore di presiedere una delle oltre 60 giurie che hanno valutato i 9.180 vini presentati. Tornerò sui vini degustati non appena l’organizzazione del Concorso ne avrà pubblicato gli elenchi (succederà il 25 Maggio prossimo, sul sito http://www.concoursmondial.com/it/), ma posso intanto anticiparvi che dalla giuria che presiedevo non sono passati né vini toscani né vini cinesi. La prima giornata di lavori si è consumata fra la visita all’antico tempio buddista di Dajue (un’oasi di pura pace interiore nel distretto di Haidian, poco lontano dalla sede del CMB), la sontuosa cerimonia di apertura del CMB, un interessantissimo workshop sul mercato dei vini in Cina – Il mercato del vino in Cina: tra verità e falsi miti, tenuto dal giovane enologo Alessio Fortunato, grande esperto del mercato cinese, tanto che in Cina ha stabilito la sua attività – e la degustazione, invero piuttosto caotica, di alcuni vini cinesi.
Con i suoi 847.000 ettari di vigneti, la Cina si situa ormai al 2° posto al mondo per superficie vitata e le zone di produzione sono collocate in più parti dell’immenso paese. Le principali zone viticole si trovano nelle pianure dello Hebei, non lontano da Pechino, nelle province di Shandong, Jilin e Henan (in queste 3 province si concentra il 70% della produzione vinicola) e in quelle nord-occidentali di Gansu, Xinjiang e Ningxia. I vitigni internazionali dominano il vigneto cinese, con una presenza predominante di Cabernet Sauvignon (50% della produzione), Cabernet Franc, Merlot, Syrah, Chardonnay e Riesling. Ma grande importanza sta assumendo la coltivazione del Marselan, un incrocio tra Cabernet Sauvignon e Grenache, nato nella Francia del Sud, che matura tardi ed è abbastanza resistente alle muffe e alle malattie in generale. Negli ultimi anni, le autorità cinesi del settore hanno continuato a sottolineare le grandi potenzialità qualitative di questo vitigno in terra cinese, tanto da promuoverlo – internamente e all’estero – come «il vitigno della Cina».
Le zone vinicole cinesi (Alessio Fortunato, CMB 2018)
Come si vede dalla mappa (che abbiamo estratto dalla relazione di Alessio Fortunato, come la maggior parte dei dati), le zone settentrionali sono quelle maggiormente coltivate, mentre a sud i deterrenti maggiori sono costituiti da eccessiva piovosità e conseguente umidità, che comportano stress troppo pressanti per le piante. In queste zone la Cina produce circa 11 milioni di ettolitri di vino all’anno. Nelle zone a Nord, per difendere le viti dalle rigide temperature invernali, si adotta un’interessante e dispendiosa pratica agronomica: nel periodo invernale tutte le piante vengono interrate. Naturalmente, il sistema di allevamento delle piante è adattato a questa pratica e consiste in un guyot inclinato a circa 45 gradi, con conduzione del tralcio a frutto in verticale. Il costo medio di una bottiglia di vino cinese – altissimo – è chiaramente influenzato da questa pratica, che impedisce a una considerevole percentuale di piante (tra il 12 e il 40%, con un aumento del 35% sui costi di produzione) di superare l’inverno. La regione che produce i vini di più alta qualità è il Ningxia, con la maggior parte dei vigneti nella valle tra la catena dei monti Helan, a ovest, e il Fiume Giallo, a est. Il capoluogo della regione è Yinchuan. Il clima è continentale, con precipitazioni scarse (180-200 mm/anno), inverni rigidi (fino a -25 °C), alta escursione termica diurna, ottima esposizione al sole, suolo sabbioso e roccioso. Vi vengono coltivati principalmente Cabernet Sauvignon, Merlot, Chardonnay, Riesling, Marselan – che offre ottimi risultati – e Cabernet Gernischt, una varietà di uva rossa simile al Carmenère, ritenuta di origine europea.
Tra i vini che ho avuto modo di assaggiare, voglio ricordarne quattro. Lan Cui Lilian Vinery Merlot 2015 è un ‘vinone’ molto concentrato, più intenso che persistente, morbido, con forti note legnose – che coprono profumi primari (frutti di bosco) appena percettibili – ed equilibrio da raggiungere. Mi è sembrato un vino costruito, di quelli che non hanno molto da raccontare. Château Ho-Lan Soul Marselan 2015 è molto interessante, con note di frutta matura, vaniglia e pepe ben equilibrate, gusto intenso e morbido, con buona acidità le lunga persistenza. Proprio un bel vino. Château Ho-Lan Soul Cabernet Sauvignon Organic 2014 esprime tutte le caratteristiche tipiche del vitigno, con profumi di sottobosco e buona mineralità, più intenso che persistente, un buon equilibrio complessivo ma leggermente stancante. Château Ambassador Cabernet Gernischt è intenso e abbastanza persistente su sentori di frutti rossi, spezie e frutti di bosco. Di pronta beva e bella piacevolezza complessiva, ha un retrogusto fresco che invita a ribere un altro sorso. Una vera sorpresa: il buffo è che non sono riuscito ad individuare l’annata, sulla bottiglia.
Hebei è la seconda regione (dopo lo Shandong) per produzione e fatturato e può contare economicamente sullo sbocco commerciale offerto dalla capitale. L’area comprende infatti le zone vinicole di Huailai (a nord-ovest di Pechino) e Changli (a nord-est). Nella zona di Changli gli inverni sono influenzati dalle correnti fredde provenienti dalla Siberia – che possono protrarsi fino a primavera – ed estati calde e umide, influenzate dal monsone orientale, con conseguenti precipitazioni. Nella zona di Huailai – e in quelle più settentrionali – abbiamo precipitazioni più moderate, alte escursioni termiche ed estati relativamente più fresche, grazie alla vicinanza del mare, con suolo principalmente sabbioso o argilloso. Vi si coltivano principalmente Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Shiraz e, naturalmente, Marselan. Fra i vini degustati quello che mi è piaciuto di più è stato Bodega Langes 2015, un blend fra Cabernet Sauvignon, Shiraz, Marselan, Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot, tutti vitigni direttamente coltivati nei vigneti della Bodega Grapes. Maturato per 18 mesi in botti cinesi, ha note piacevoli di spezie e frutti di bosco, che si ritrovano sia nel naso che in bocca (soprattutto le spezie), ed è intenso e persistente, con un buon finale.
Château Bolongbaoo
Nei giorni successivi abbiamo anche avuto l’occasione di visitare alcuni châteaux nel distretto di Fangshang. In questa ex zona carbonifera – a sud ovest di Pechino, con oltre un milione di abitanti, distribuita fra pianure e colline – si sta sviluppando quella che sembra essere la prima meta enoturistica cinese, con un’alta percentuale di aziende a conduzione biologica. È da sottolineare la squisita accoglienza che abbiamo ricevuto in entrambi i luoghi, dove abbiamo sostato per più tempo. A Château Bolongbaoo, struttura moderna nata nel 1999, sono coltivati 70 ettari di vigneti, tutti biologici, e abbiamo visitato una cantina moderna e pulitissima e una invidiabile barricaia, con botti francesi da diverse tonnelleries. Abbiamo degustato il loro prodotto di punta, Château Bolongbaoo Organic Red Wine 2014 Reserve (64% Merlot, 32% Cabernet Sauvignon, 4% Cabernet Franc), che fermenta in acciaio per due settimane e viene messo a maturare in barrique francesi per il 60% nuove. Esce in commercio dopo 2 anni e – per i più curiosi, oltre che facoltosi – si può trovare anche in Europa, a Parigi, in alcuni ristoranti specializzati in prodotti biologici, al “modico” prezzo di circa 150-200 euro a bottiglia. Ha colore rosso rubino carico, con riflessi mattone, note dolci speziate e di confettura di frutti di bosco, buon corpo, morbidezza, intensità e buona persistenza. Nel complesso, un ottimo vino.
Château Lion
Château Lion, un’imponente struttura a forma di castello, con addirittura due campi da calcio davanti alla facciata principale (immersi fra i vigneti), è stato fondato nel 2010. Ha una cantina moderna che ‘non perde un pelo’, una barricaia da far invidia ai grandi châteaux francesi e un caveau fra i più ricchi e intriganti che abbia mai visto, con una collezione di Château Mouton-Rotschild da far dar invidia agli stessi proprietari del noto castello bordolese, oltre ad altri grandi vini Premier Grand Cru Classé bordolesi. Non mancavano i grandi italiani, fra i quali – in bella evidenza – 3 casse di Sassicaia. A seguire, in un percorso quasi museale, tutti i paesi produttori del mondo, ognuno con i suoi simboli, la sua bandiera e le sue bottiglie. Un valore inestimabile e un formidabile strumento di promozione. Nel corso della bella cena abbiamo degustato due vini. Chateau Lion Vidal 2013, un vino maturo, di colore giallo dorato, che al naso si presenta elegante, anche se inizia ad essere stanco. Intenso, grasso e abbastanza persistente, risulta amabile, ma difetta di acidità e sapidità. Chateau Lion 2012 Cabernet Sauvignon, un altro vino maturo, ha colore rosso rubino carico, con riflessi quasi aranciati, e trasmette piacevoli note varietali al naso (frutta rossa), oltre a tostatura, cioccolato, fieno, tabacco e caffè. Intenso in bocca e abbastanza persistente, presenta tannini già evoluti e buon equilibrio complessivo.