Nel comune di Francavilla Angitola – fra il Parco Nazionale delle Serre e il lago Angitola, ma soprattutto di fronte alla spettacolare Costa degli Dei, a 290 metri sul livello del mare – esiste una piccola ma bellissima realtà: Cantine Benvenuto.
L’azienda nasce nel 2002, quando Giovanni Celeste Benvenuto, conseguito il diploma, lascia l’Abruzzo e la famiglia e ritorna in Calabria con un unico sogno, quello di ridare vita alle vigne del nonno, ormai abbandonate, e recuperare un vitigno storico caduto in disuso in Calabria e non più previsto tra le varietà coltivabili nella Regione: lo Zibibbo. Dopo anni di studio, di lavoro e di battaglie, nel 2013 riesce finalmente a ottenere dalla Regione Calabria l’autorizzazione a vinificarlo, facendo riscrivere il disciplinare e arricchire l’IGP Calabria di una nuova tipologia, diventando così il primo viticoltore calabrese a produrre vini da questo varietale, sia in versione secca che dolce.
Interamente in regime ultrabiologico, con tecniche esclusivamente naturali e uso di lieviti rigorosamente indigeni, Cantine Benvenuto produce ogni anno 35.000 bottiglie, in 6 etichette: tre sono di vini prodotti proprio con uve Zibibbo in purezza (Benvenuto, Benvenuto Orange e Passito Alchimia), una con Zibibbo e Malvasia (Mare), mentre gli altri due sono prodotti con uve Calabrese (Cielo, che dal 2020 si chiamerà Celeste) e Greco Nero e Magliocco (Terra).
Tutti i prodotti sono altamente rappresentativi del territorio, ma oggi vogliamo concentrarci sui tre vini dai nomi evocativi di vacanze e di avventure – Cielo, Terra e Mare – che, pur essendo tre fratelli, hanno delle peculiarità che li rendono unici.
• Cielo (Calabrese in purezza) è un rosato che ricorda gli stupendi tramonti d’estate, quando il sole, che si appresta a svanire tuffandosi nel Tirreno, ricopre tutto di rosa: è brillante e, quando la luce sfiora il bicchiere, il colore esplode, illuminando tutto il mondo intorno. Al naso e in bocca è un’esplosione di piccoli frutti rossi e di arancia sanguinella, con un pizzico di speziatura nera e un buon equilibrio fra sapidità e acidità.
• Mare (Zibibbo e Malvasia) ricorda le verdi colline a picco sul mare e ha un colore lucente che vira su un leggero dorato. Il profumo è quello della brezza marina all’alba, ma anche del cedro di Calabria e dei fiori d’arancio, dai quali si sente emanare il respiro del mare. In bocca è fresco e sapido, una spremuta di Mediterraneo che rimanda il pensiero ai frutti di mare e agli agrumi.
• Terra (Greco Nero e Magliocco) è così chiamato per il colore impenetrabile della terra calabra: rossa, granitica e ricca di minerali. Al naso è intenso e potente, quasi rude. La bocca è morbida e fresca e riporta all’amarena, al mirto e alla liquirizia, ma anche a pepe nero, rabarbaro, tostatura del legno e a note eteree ed ematiche. Complesso ed emozionante, non smette mai di invitare a berlo.
Cielo, Mare e Terra, tre perle rappresentative di una Regione non sempre valorizzata e di una cantina che, di contro, ha ideali forti e convinti, fondati soprattutto su una gestione perfetta della vigna, nel rispetto della natura e del territorio, e su un duro lavoro in cantina.
Voglio terminare con alcuni versi, che secondo me ben si prestano ad accompagnare questi vini, quasi volessero descriverli. Sono tratti dalla poesia Il Pigro, di Pablo Neruda, e recitano:
«Il primo vino è rosato
dolce come un bimbo tenero;
il secondo vino è robusto
come voce di marinaio
e il terzo vino è un topazio,
un papavero e un incendio».