Tanto apprezzata quanto criticata, la casa vinicola Guigal – dopo il successo innescato dalle valutazioni di Robert Parker – è indubbiamente una delle principali realtà della Valle del Rodano settentrionale, con etichette cult in Côte Rôtie, Condrieu e Hermitage. Proprio dalla collina di Hermitage Guigal produce – a partire dal 2001, e solo nelle annate performanti – l’Ermitage Ex Voto, un vino che costituisce un omaggio al Syrah (in francese, la Syrah) e che – come dice il nome – è prodotto per devozione, come un vero e proprio ex voto di ringraziamento in senso religioso. Un po’ come dire: chi è proprietario di vigne in una zona prestigiosa come Hermitage ha il dovere di produrre un grande vino e di farlo conoscere al mondo, esibendolo come un ex voto per esserci riuscito. E Guigal lo ha fatto, riunendo in questa etichetta la sua massima espressione del Syrah, coltivato sui differenti terreni di questa montagnola, che ha una reputazione secolare per la qualità dei suoi vini.

Ermitage – senza la H iniziale – è il nome antico della zona ed è ancora usato da alcuni produttori per distinguere le etichette di maggiore prestigio (il disciplinare ammette entrambe le opzioni). La collina di Hermitage era l’ultimo avamposto del granitico Massiccio Centrale francese, prima che ne venisse separata dal solco del Rodano e diventasse, apparentemente, un contrafforte della catena contrapposta, quella delle Alpi. L’area di maggior vocazione per la viticoltura, che ricade nell’Appellation Hermitage, consiste nel ripido versante esposto a sud-ovest, mentre tutto quello che gli sta intorno appartiene alla denominazione di ricaduta Crozes-Hermitage.

L’Ermitage Ex Voto è prodotto assemblando uve di Syrah provenienti da quattro crus diversi, in cui sono rappresentate tutte e tre le formazioni geologiche principali presenti nelle vigne di Hermitage: il granito del settore occidentale, i detriti calcareo-argillosi di origine sedimentaria nella parte più alta della collina e, infine, i depositi alluvionali e glaciali con ciottoli rotondi nella parte più bassa. Il primo cru, Les Bessards, si trova nel settore occidentale, con matrice granitica del suolo; Les Greffieux è nella parte più bassa della collina, su ciottoli alluvionali; Les Murets è anch’esso nella parte bassa, con suoli di origine alluvionale e fluvioglaciale; L’Hermite è una delle vigne più alte, dove prevalgono limo e sabbie argillose di origine sedimentaria.

Ottenuto da vecchie vigne (da 50 a 90 anni) con rese draconiane, il vino è maturato per oltre 3 anni in barrique e manifesta qualche riflesso granato diluito sul bordo, pur restando ancorato a un acceso rosso rubino nella sua parte centrale. Al naso offre una forte impronta fruttata di mora, legata all’impatto boisé, non ancora assorbito del tutto, dimostrando così di trovarsi in una fase abbastanza giovanile. Il bagaglio aromatico si apre comunque con una stratificazione di profumi, alternando tratti floreali di iris e lavanda a sensazioni balsamiche (sandalo), sulfuree e agrumate (arancia rossa). Alla potenza olfattiva non corrisponde altrettanta opulenza al gusto; anzi, il vino svela doti di grande eleganza all’ingresso in bocca, che è agile e soave; il gusto è completamente secco e si anima di un’incredibile salinità, che quasi offusca la spinta dell’acidità. A quest’ultima resta il ruolo determinante di sottolineare la trama setosa dei tannini, i quali – pur nella loro densità – sono estremamente raffinati – come accade solo per i grandissimi vini – e si manifestano nella loro interezza soltanto mediante sorsi successivi, facendosi strada in maniera garbata, senza scalfire il carattere di snellezza e leggerezza del vino. In questo modo, tra l’altro, si prolunga la persistenza del sapore ricco, in parte speziato di macis, che lascia nella chiusura di bocca un retrogusto di pompelmo rosa.