Una lunga tradizione lega gli italiani ai vini liquorosi e ha origine dal caso e dall’intuizione del commerciante inglese John Woodhouse, che come si sa, per permettere al vino siciliano di affrontare il lungo viaggio via mare per l’Inghilterra, lo fece rinforzare con whisky prima della partenza da Marsala e la lunga sosta in porto a causa delle guerre napoleoniche trasformò il vino in un prodotto liquoroso molto dolce e con caratteristiche simili al Porto e allo Sherry. Era il 1773, nasceva il Marsala.
Ma in questa sede non si decanterà il Marsala, bensì un altro vino fortificato di nicchia, che nasce fra le valli trentine, a 600 metri di altitudine, dalla genialità di un uomo chiamato Mario Pojer e che porta il nome di Merlino.
Facciamo un passo indietro. Siamo nel 1975 e due giovani ragazzi, con appena due ettari di terreno in Trentino, hanno idee e coraggio, ma soprattutto un sogno: produrre vini di gran pregio dai vigneti posti tra la Valle dell’Adige e la Val di Cembra, precisamente sulla collina di Faedo. Mario Pojer e Fiorentino Sandri ci riusciranno, con diversi prodotti di qualità di grande successo, e nel 2004 nasce l’idea di produrre il Merlino, il protagonista di oggi.
Un prodotto che quasi per magìa unisce due realtà, la cantina e la distilleria: il mosto di Lagrein parzialmente fermentato viene fortificato con il brandy aziendale (prodotto dal 1986 con uve aziendali rosse e bianche) invecchiato 10 anni in rovere. Il nome Merlino vuol far pensare a una pozione magica del mago Merlino, cioè l’unione di due prodotti naturali. Cosa che nessun altro fa, neanche in Portogallo, poiché là viene utilizzata l’acquavite bianca, mentre qui si usa un brandy prodotto interamente in un’unica azienda, dalle uve, alla distillazione, all’invecchiamento.
Attualmente la produzione si aggira sulle 14 mila bottiglie annue, che vanno ovviamente a ruba. Il prodotto ha il pregio di essere originale e particolare, fragrante e maturo allo stesso tempo e – a livello organolettico – di ricordare un gusto peculiare e familiare come il Mon Cheri: chi è che non conosce e non ama il Mon Cheri? Cioccolata, ciliegia, alcol, le stesse cose che troviamo nel Merlino! Ciliegia del Lagrein in fermentazione; cioccolato dato dalla maturazione e dalla tostatura per dieci anni in legno; 19% di percentuale alcolica.
Il gusto è quasi ancestrale e genera un ricordo, come accade a volte da bambini con determinati dolci. Con la ricca fragranza di piccoli frutti e note speziate, con l’ottima beva data dalla freschezza e con la maturazione del brandy, nel bicchiere ritroviamo morbidezza, alcolicità e freschezza allo stesso tempo, in una struttura che richiama un abbinamento con dolci al cioccolato.
Non è amaro, non è spento, non è ossidativo, anzi, al contrario, è un vino che piace, di carattere e che, come per magìa, sorprende e conquista tutti i palati. Bravo mago.