C’è un solo paese al mondo dove puoi godere di panorami mozzafiato, con albe e tramonti indimenticabili; dove puoi vedere le balene che allattano i loro piccoli e fanno salti fuori dall’acqua; e poi i leoni, i rinoceronti, gli elefanti, i leopardi, i bufali e tante, tante altre specie di animali. Oltre a tutto questo, puoi anche vedere dei gran bei vigneti e gustare dell’ottimo vino in ambienti moderni, attrezzati e ugualmente pieni di fascino. C’è un solo paese al mondo, dicevo, che offre tutto questo, e questo paese è il Sudafrica, terra veramente straordinaria, incapace di lasciare indifferente chiunque la visiti.

Vi ho passato una vacanza – risultata, come era facile prevedere, indimenticabile – per festeggiare adeguatamente l’inizio della mia seconda vita, quella di pensionato. Non ho intenzione di perdermi ora in descrizioni di panorami e/o di animali straordinari (non senza citare, però, due meraviglie assolute: il Capo di Buona Speranza e il rarissimo rinoceronte nero), ma mi voglio limitare invece a considerazioni enoiche, che da sole giustificano il viaggio, perché laggiù ho davvero potuto godere di grandi emozioni e degustare vini di grande qualità, alcuni nei ristoranti e altri nelle tre wineries che abbiamo visitato. Inizierò coi vini degustati nei ristoranti.

Stellenbosch Reserve Moederkerk Chardonnay 2016 – Jean Engelbrecht (http://thestellenboschreserve.com/ )

Stellenbosch è un famoso distretto della Coastal Region – a circa 45 chilometri a est di Città del Capo, con un clima temperato dalle correnti provenienti dall’oceano Atlantico – ed è fra le più antiche e importanti aree vinicole del paese, sia per produzione che per qualità. Veniamo a questo Chardonnay, che, appena lo vedi nel bicchiere – col suo brillante colore giallo paglierino e una consistenza che fa presagire una struttura importante – già ti invita a berlo. Al naso, poi, è una favola: intenso, complesso e fine, con sentori di pesca, mela gialla, agrumi, fiori bianchi e una piacevole tostatura che non prevarica i profumi primari. Tutto questo si conferma in bocca, dove è largo e lungo, morbido e caldo, con un retrogusto di piacevole mineralità e un finale di noce macadamia che non finisce più… È già equilibrato e armonico ora, pur avendo ancora una lunga vita, garantita da acidità viva e gradevole. Insomma, un grande Chardonnay, con un’anima tutta sua, che ha allietato la nostra prima serata sudafricana  e creato aspettative che spesso – anche se non sempre – sono state esaudite. Vorrei proprio riassaggiarlo, per verificare le conferme e approfondirne la conoscenza. La mia valutazione? Alta: 93/100.

Constantia Royale Sauvignon Blanc 2016 (http://www.constantiaroyale.co.za)

Anche il distretto vinicolo di Constantia si trova nella Coastal Region. Constantia è il distretto più antico e prestigioso e vi si produce vino fin dalla metà del 1600, sulle pendici dell’omonimo monte ai margini della famosa Table Mountain, pochi chilometri a est di Città del Capo. È da qui che proviene questo Sauvignon Blanc, da una produzione limitata di un “piccolo” (per le dimensioni medie dei produttori sudafricani) produttore. Il colore è luminoso e trasparente. Al naso è fine e complesso e – anche se difetta un po’ in intensità – vi si riconoscono sentori erbacei (la salvia e un altro profumo che ho sentito in vari luoghi della costa che ho visitato e che – non sapendo come altro definirlo – ho voluto chiamare – in senso lato – ‘terra sudafricana’), fruttati (agrumi, soprattutto limone) e passion fruit, oltre alla mineralità. In bocca è coerente col naso, con gradevole struttura e buona intensità, anche se difetta un po’ nella persistenza, con un finale appena accennato di agrumi. Un Sauvignon che si fa bere e che migliora a ogni assaggio, forse grazie all’aumento della temperatura (ma non di molto) e sicuramente grazie all’abbinamento con degli ottimi calamari gratinati. 86/100.

Kaapzicht Kliprug Chenin Blanc 2016 (http://www.kaapzicht.co.za )

Lo Chenin Blanc è stato uno dei primi vitigni impiantati in Sudafrica ed è oggi il vitigno più coltivato. Qui si chiama Steen e mai, prima di questo viaggio, avevo avuto modo di degustarlo: non potevo quindi non assaggiarlo e la scelta è caduta su questo vino, prodotto sempre nella zona di Stellenbosch. Nel bicchiere si presenta di un brillante giallo paglierino molto carico e i numerosi archetti fanno presagire una struttura importante. Al naso si presenta interessante, anche se non ha una grande intensità e finezza, con una complessa varietà di profumi, in cui si riconoscono quelli particolari che si sentono nei giardini locali, misti ad agrumi, frutta tropicale e con un legno elegante. La bocca conferma le sensazioni del naso, con una bella struttura, dove spiccano il calore e la sapidità, che non disturba l’armonia e l’equilibrio, mentre la persistenza non è il suo forte, anche se il finale di frutta esotica matura è molto gradevole. 85/100.

Seven Springs Vineyards Unoaked Chardonnay 2015 (http://7springs.co.za) 

Eravamo curiosi di testare uno Chardonnay dichiarato in etichetta «unoaked», una vera mosca bianca in una terra dove di solito si fa ampio uso – e qualche volta abuso – di questa tecnica. Volevamo inoltre testare un vino di una diversa zona di produzione, la Western Coast (a sud-est di Città del Capo, nelle vicinanze di Hermanus, da dove si possono vedere le balene dalla riva). Qui il clima è marittimo, con brezze fresche per tutto l’anno, l’uva rimane piccola, con la buccia dura e il passaggio dei venti permette alle piante di asciugarsi rapidamente, evitando lo sviluppo di malattie. Con queste premesse, ci aspettavamo di degustare un vino con decisi profumi primari, pur se con una struttura meno importante. È andata proprio così. Al naso il vino si presenta fine ma non molto complesso, con riconoscimenti di ananas, limone, mela verde e un lieve sentore floreale. In bocca si presenta timidamente – ma con eleganza – una struttura adeguata alle aspettative, con un’interessante nota sapido-minerale, per chiudere poi con un piacevole finale di noce macadamia, che però non ha una lunga persistenza. 83/100.

Perdeberg Cellar Classic Collection Cabernet Sauvignon 2017 (http://perdeberg.co.za)

Il Kruger Park ci aveva donato, quel giorno, l’emozione dell’avvistamento del rarissimo rinoceronte nero e volevamo festeggiare degnamente l’ultima serata nel parco. Purtroppo, l’offerta del nostro lodge era un po’ limitata e così abbiamo scelto questo Cabernet Sauvignon, prodotto nella fertile terra di Agter Paarl (a nord di Città del Capo, tra Malmesbury e Durbanville), per abbinarlo a una buona bistecca. Il risultato, seppur buono, non è stato indimenticabile. Il vino si presenta molto scuro, con una consistenza sintomo di una struttura importante. Al naso è intenso, ma in verità abbastanza comune: vi si riconoscono ribes nero e ciliegia, mentre in bocca è più lungo che largo e colpisce la sua estrema morbidezza: si confermano i sentori di frutta rossa, ben bilanciati con vaniglia, e si direbbe un vino maturo, anche se denota ancora una certa freschezza. Mi è sembrato, in generale, un vino molto ‘piacione’, quasi ruffiano, che può incontrare il favore di chi lo beve ma non ha un proprio carattere o un’anima: un vino un po’ troppo costruito in cantina, insomma. 82/100.

A presto, con i vini assaggiati nelle splendide cantine.