Il passaggio in mezzo a un mare di filari ricoperti di foglie color vermiglio – di una bellezza straordinaria – ci annuncia che siamo giunti da Cleto Chiarli, a Castelvetro, dove ci accoglie Pierangelo Martinelli, l’area manager che ci accompagnerà per tutta la visita con naturale simpatia e infaticabile energia. A detta della proprietà, Pierangelo è entrato in azienda col grave peccato originale di essere ‘un riminese in terra emiliana’, ma i 12 anni di collaborazione con questa famiglia storica di Modena (siamo alla quinta generazione) sono la prova che il peccato è stato perdonato e dimenticato. Le tenute di Cleto Chiarli spaziano in buona parte della provincia di Modena e accolgono – fra le altre – le due uve forse più rappresentative della ‘diversa analogia’ dei lambruschi: Sorbara e Grasparossa.
Un’accogliente sala di degustazione (dove una volta c’erano le scuderie) ci ospita per un saluto di benvenuto e un’introduzione sull’azienda, che produce Lambrusco dal 1860 e che ha quindi accompagnato per mano lo sviluppo, la crescita e la diffusione di questo vino in Italia e nel mondo. Attraversando poi il parco della tenuta, tra altissimi alberi secolari che fanno da cornice agli storici edifici di famiglia (qui fece sosta anche il generale risorgimentale Enrico Cialdini e il fatto è rimarcato da un vigneto che ne porta il nome), proviamo quasi un senso di piacevole soggezione. Entriamo quindi in cantina, proprio mentre è in corso la fase di imbottigliamento di un vino, e abbiamo modo di apprezzare l’attenzione per i dettagli in tutte le fasi di lavorazione, che culminano nell’utilizzo di un tappo di assoluta garanzia per la qualità del prodotto. Terminata la parte informativa e conoscitiva, rientriamo in sala degustazione, dove – durante un pranzo di grande convivialità e quindi in maniera colloquiale, oltre che tecnica – assaggiamo e degustiamo alcuni vini aziendali.
All’aperitivo fanno da apripista di lusso i due spumanti Modén Blanc Pignoletto Brut (Grechetto Gentile) e Rosé de Noir Cuvée Brut (Lambrusco Grasparossa), che ci seducono con eleganza e piacevolezza.
L’antipasto di salumi vari è accompagnato da un Lambrusco di Sorbara DOC Vecchia Modena Premium Mention Honorable, con l’indescrivibile luminosità della sua veste rosa cerasuolo, che ci preannuncia un olfatto fine e coerente di lampone, fragoline di bosco e rose; al gusto, la freschezza e la sapidità vanno a braccetto con una morbidezza sorprendente; la nota gusto-olfattiva si esprime lunga e piacevole con i sentori già incontrati durante l’esame olfattivo.
Gli squisiti tortellini in brodo sono decisamente ben accompagnati dal Lambrusco del Fondatore fermentato in bottiglia, un vino frizzante che esprime tutto il carattere della fermentazione col metodo ancestrale (in bottiglia, appunto), presentandosi con un rosa cerasuolo intenso e un olfatto affascinante, con le sue note di frutti rossi (ciliegie, fragole e melograno). Di buon corpo, vibrante al gusto e di lunga persistenza.
Arriva dalla Tenuta Santacroce (un’azienda più vicina a Bologna, sempre di proprietà della famiglia) il Colli Bolognesi Pignoletto DOCG Frizzante Metodo Famigliare, proposto in abbinamento con i ravioli burro e salvia. Paglierino brillante, esprime la sua permanenza sur lie con caratteristiche note di lievito e crosta di pane, seguite da frutta esotica, mela golden e nota floreale di tiglio e gardenia. Ben strutturato, con finale gradevolissimo.
La struttura del coniglio ‘ripassato’ nel parmigiano reggiano necessita di tutta la corposità del Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC Vigneto Cialdini. L’austerità della sua veste porpora fa da preludio all’olfatto di frutti di bosco scuri, di more, di prugne e al floreale di viola. Esprime grande energia e dinamicità in bocca e si trasforma in maggior suadenza di profumi e morbidezza man mano che aumenta un poco la sua temperatura di servizio.
Dopo il dessert – accompagnato da un Albana di Romagna DOCG Passito di un’altra azienda di famiglia, la Ferrucci di Serra di Castelbolognese – terminiamo con l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Extra Vecchio (minimo 25 anni), prodotto anch’esso in azienda, le cui poche gocce sublimano i tòcchi di Parmigiano Reggiano di 24 mesi e deliziano il palato dei commensali.
Al momento di ripartire, abbiamo tutti la consapevolezza di aver visitato un’azienda tradizionale ma al contempo fantasiosa e innovativa, dove la spontanea e genuina ospitalità delle persone è accompagnata da una costante e seria attenzione alla qualità.