Nel cuore della Borgogna – nella splendida Côte-d’Or, a Vosne – si trova quello che forse è il domaine più conosciuto (e più sognato) dai winelovers di tutto il mondo, la Romanèe-Conti, dove si producono vini tra più costosi, più ricercati e più osannati dagli appassionati del pianeta.

L’azienda ha questo nome dal 1760 – anno in cui la Romanée viene acquistata da Luigi Francesco di Borbone Principe di Conti – ma la sua storia e la sua fama erano all’epoca già notevoli. Dopo la confisca seguita alla Rivoluzione Francese e il conseguente frazionamento, nel 1869 la Romanée-Conti fu riunificata da uno stimato produttore e commerciante borgognone, Jacques-Marie Duvault, che a 79 anni riuscì a realizzare il sogno della sua vita. In seguito, attraverso eredità e donazioni, la Romanée-Conti è arrivata fino alle storiche famiglie de Villaine e Roch, ed è oggi condotta da Aubert de Villaine e Perrine Fenal, nipote di Fréderic Roch.

Il domaine produce 8 prestigiosi vini, con uve provenienti da altrettanti vigneti Grand Cru localizzati sia in Côte de Beaune (Montrachet e Corton) che in Côte de Nuits: quattro a Vosne-Romanée (La Tàche, Romanée-Conti, Romanée-Saint-Vivant e Richebourg) e due a Flagey-Échézeaux (Échézeaux e Grands Échézeaux, appunto).

Dal 2008 il domaine lavora in regime biodinamico, con la convinzione che il rispetto del terreno, la cura in vigna e le rese bassissime permettano di produrre vini di altissima qualità con una notevole identità, che rappresentino la piena espressione del terroir e siano praticamente unici, eleganti e raffinati. In cantina, dove le uve giungono dopo un’accurata selezione, gli interventi sono ridotti al minimo e infatti non si diraspa e non si usano lieviti selezionati; dopo la fermentazione alcolica il vino passa nelle piéces, dove matura sereno fino a quando non è pronto per essere imbottigliato.

E veniamo al nostro Grands Échézeaux 2015. Il vigneto è Grand Cru dal 1937 e si trova a 250 metri di altitudine, con esposizione a est, su suoli argillo-calcarei e lastroni calcarei del baiociano con pendenze del 3-4%. 

Il mio bicchiere accoglie un vino porpora scuro e intenso, che rivela la sua gioventù. L’impatto al naso è subito profondo, inizialmente con frutta rossa (lampone, fragola) e poi con melagrana, pompelmo rosa e un accenno di ribes rosso. Non mancano una nota floreale di rosa e un’altra di karkadè, che smorzano i toni e danno al vino un’eleganza straordinaria. 

In bocca mi regala freschezza fruttata e note tostate di legno di cedro, di tabacco e di sigaro, ma con una trama gustativa finissima. Il tannino non è ovviamente dominante, ma è vivo, riempie la bocca con eleganza e sarà uno dei vettori della longevità di questa meraviglia. Un impatto gustativo davvero notevole, profondo ma equilibrato, con una persistenza che mi sembra infinita. Vino di classe assoluta, con un equilibrio ancora giovanile che non avrà problemi a restare sospeso ancora per tanto tempo. Come resterà per sempre nella mia memoria la sensazione di privilegio che mi ha regalato questo assaggio.

Mi accorgo solo ora di non avere mai citato il Pinot Nero… Ma era necessario?