All’alba del 2020 risento lo stesso brivido che attraversò la mia schiena quando decisi di intraprendere la strada che mi portò ad iscrivermi al Master ALMA AIS. E a fine anno, alla lezione su Bordeaux, pur essendo stanco per il lungo viaggio, un ultimo assaggio ridesta improvvisamente la mia più completa attenzione, perché un fulmine irrompe dal mio bicchiere: i Queen! È per questo che voglio condividere con voi quella che per me è stata la più intensa e indimenticabile emozione enologica del 2019, grazie a un assaggio davvero elettrico.
Mi riferisco a Opus One 2015, il simbolo di un sogno nato dalla comune ambizione di due uomini del vino, il Barone Philippe de Rothschild di Château Mouton-Rothschild e Robert Mondavi, il viticoltore iconico della Napa Valley, fondatori della Opus One Winery a Oakville. Un vino prodotto con Cabernet Sauvignon, supportato da Cabernet Franc (7%), Merlot (6%), Petit Verdot (4%) e Malbec (2%), con macerazione di 21 giorni e affinamento in barriques francesi nuove per 18 mesi.
Eccolo qui. Mentre entra nel calice, non faccio in tempo a soffermarmi sul suo colore che il suo aroma aggredisce le mie narici come un pugno di ferro, nascosto sotto un guanto di velluto, e la mia mente si blocca, pervasa dalla musica dei Queen, con una potenza assordante fatta di sapori e struttura. Quando torno alla realtà, il vino si apre alla vista con un profonda veste granata di spiccata lucentezza, pur senza alcuna trasparenza, data la decisa consistenza atletica.
Al naso, il primo impatto presenta note voluttuose ed eleganti di spezie, con stecca di cannella, chiodi di garofano e fieno, seguite dall’avvolgenza di un nucleo quasi dolce di confetture di ciliegia, gelatina di ribes, torta di more e prugne calde, oltre a sentori di lavanda, crema di cassis e scatola di sigari. Un vino decisamente complesso e moderno, pur rifacendosi al classicismo del taglio bordolese.
E finalmente si arriva all’atteso sorso, che si libra a suon di colpi di tannino: potente e largo, dona esso stesso struttura a un frutto che – in piena coerenza col naso – conferma le confetture di ciliegie, more e prugne, oltre alla gelatina di ribes. Note decisamente morbide, che si sciolgono in un forte impeto di acidità. Il finale, con sensazioni agrumate, è lunghissimo e ammaliante: un vino autorevole ed elegante, dotato di una straordinaria ricchezza di gusti. Come la musica dei Queen, che sembra in qualche momento musica classica, ma che invece è moderna. Sì, non ho dubbi: sembra di ascoltare i Queen, come se Opus One fosse una canzone di Freddie Mercury, capace di accarezzare il cuore e in cui nulla appare fuori posto: proprio un vino dell’anima.