Conclusa ormai da giorni la kermesse delle anteprime toscane, è il momento delle riflessioni. Ho partecipato a quasi tutte con grande entusiasmo e ho voluto degustare molti campioni, anche se ho dovuto giocoforza fare delle scelte, consigliate dall’esperienza e anche dalla mia curiosità verso alcuni territori in crescita, che in altre occasioni ho dovuto tralasciare per scelte editoriali.

Prima, però, sento l’obbligo di esprimere un ringraziamento e un apprezzamento per l’organizzazione, che in questa edizione ha richiesto un impegno straordinario per rispettare il distanziamento, l’igiene e il ricorso ai numerosi tamponi (ben tre in cinque giorni). Il servizio sommelier curato da AIS Toscana è stato impeccabile, con tutti i colleghi doppiamente ‘mascherinati’. Ogni Consorzio si è impegnato nell’ospitalità verso la stampa con comodi e sicuri pranzi a sacco e mi sento di dover fare un particolare plauso al Consorzio della Vernaccia di San Gimignano per l’organizzazione delle cene, in cui si è potuto riassaporare il piacere di una pseudo-normalità e convivialità. Questi elementi, che possono sembrare di corredo alla centralità professionale delle degustazioni, hanno reso molto positivo lo scenario dei singoli eventi.

In questo articolo faccio il punto sulla prima giornata di venerdì 14 maggio e quindi su Primanteprima, organizzata dalla Regione Toscana nel padiglione delle Nazioni della Fortezza da Basso di Firenze (un vero campo da calcio per ampiezza), dove le distanze delle singole sedute riservate a noi giornalisti erano di oltre due metri. In particolare, ho voluto dedicarmi alla degustazione dei vini di quattro consorzi: Valdarno di Sopra, Orcia, Terre di Pisa e Candia dei Colli Apuani.

Valdarno di Sopra

Ho  trovato in grande forma i vini del Valdarno di Sopra da taglio internazionale, che forse interpretano al meglio questo territorio. L’area ha saputo mutare vocazione nei secoli, passando da luogo vocato per i bianchi (Trebbiano e Malvasia) ai tempi del Bando di Cosimo III all’incorporazione nella DOC Chianti Colli Aretini, dalla quale si è affrancata nel 2011, dandosi un volto più cosmopolita, con l’introduzione dei vitigni bordolesi e una scelta univoca verso il biologico.

Nel mio personale tabellino voglio segnalare alcuni assaggi davvero notevoli:

  • Toscana IGT Il Borro 2017 Il Borro (Merlot, Cabernet Sauvignon e Syrah): grande performance. 95.
  • Toscana IGT Caberlot 2018 Il Carnasciale (Caberlot): ottima sintesi fra potenza ed eleganza. 92.
  • Valdarno di Sopra DOC Galatrona 2018 Petrolo (Merlot): eccellente dimensione del fruttato e del tannino, con volume e fascino. 92.
  • Toscana IGT Oreno 2019 Tenuta Sette Ponti (Merlot, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot): gustoso e pieno. 90.
  • Valdarno di Sopra DOC Vigna dell’Impero 2018 Tenuta Sette Ponti (Sangiovese): di grande suggestione olfattiva ed equilibrio. 89.
  • Toscana IGT Foglia Tonda 2016 Mannucci Droandi (Foglia Tonda): bell’espressione di questo vitigno, con piacevoli note di amarena e dinamico al gusto. 88.
  • Valdarno di Sopra Cabernet Sauvignon DOC Rodos 2016 Campo del Monte: balsamico e speziato, con un buon tannino progressivo. 88.

A seguire:

  • Toscana IGT Moraia 2016 Campo alla Moraia (Cabernet Sauvignon, Merlot, Sangiovese): 87.
  • Valdarno di Sopra DOC Ottantadue 2019 Il Carnasciale (Sangiovese): 87.
  • Valdarno di Sopra Sangiovese DOC Ruschieto 2016 La Salceta: 87.
  • Valdarno di Sopra Pietraviva DOC Torrione 2018 Petrolo (Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon): 87.
  • Toscana IGT Crognolo 2019 Tenuta Sette Ponti (Sangiovese, Merlot): 86.
  • Valdarno di Sopra DOC Pratomagno Riserva Isei 2017 Campo del Monte (Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon, Syrah): 86.

Orcia

Grandi conferme per la DOC Orcia! Si consolidano alcune posizioni acquisite da tempo, avvalorando sempre più questo territorio, da molti considerato “la terra di mezzo” fra Montalcino e Montepulciano, che sta acquisendo una maggiore personalità e un’identità sempre più precisa. I vini che mi piace segnalare sono i seguenti:

  • Orcia DOC Petrucci Melo 2015 Podere Forte (Sangiovese): grandissimo in tutte le fasi degustative, potente, con profumo ampio, sorso elegante e un finale lunghissimo. 94.
  • Orcia DOC Petrucci Anfiteatro 2015 Podere Forte (Sangiovese): confettura di frutti di bosco, balsamico, dinamico e sapido. 92.
  • Orcia DOC Cenerentola 2017 Donatella Cinelli Colombini/Fattoria del Colle Trequanda (Sangiovese e Foglia Tonda): potenza olfattiva, ma con dinamicità al gusto. 91.
  • Orcia Sangiovese DOC Il Tocco di Campotondo 2017 Campotondo (Sangiovese, Colorino): montano e alpestre, gustoso e pieno, con ottimo fruttato. 90.
  • Orcia DOC 2017 Capitoni (Sangiovese, Merlot): amarena, balsamico, con un tannino ben dimensionato. 89.
  • Orcia Sangiovese DOC Riserva di Testa mia 2016 Poggio Grande: fruttato intenso, con tannino progressivo e finale di arancia. 88.

Terre di Pisa

Questa DOC, nata nel 2011, sta decollando sempre più. I successi mettono in risalto la tradizione delle Colline Pisane, per molto tempo subordinata da un lato alle performance dei vini della costa tirrenica e dall’altro al mondo chiantigiano. Ci auguriamo che nel tempo il brand Pisa possa superare le individualità delle singole aziende, perché al momento il divario fra le varie produzioni è ancora avvertibile, quindi con molte conferme e poche sorprese.

Prima di passare ai miei appunti di degustazione, vorrei dedicare due righe alla riscoperta – con un riscontro molto positivo – di un antico vitigno toscano di memoria granducale: la Verdea. Quest’uva, famosissima nel territorio fiorentino fin dal Seicento e poi scomparsa, aveva lasciato traccia in una delle due tele di Bartolomeo Bimbi (1700), raffiguranti le uve del granduca e nella memoria di alcuni anziani, che la ricordavano come «un vino dolce e leggero». Fattoria Fibbiano – con il suo Toscana IGT Colombana 2020 – ha presentato a Primanteprima una rivisitazione di questo vitigno in chiave moderna, cioè fresca e fruttata, vibrante e salina.

Passando ai rossi pisani, nei miei appunti si sono distinti:

  • Terre di Pisa Sangiovese DOC VignaAlta 2018 Badia a Morrona per eleganza: 88.
  • IGT Costa Toscana Rosso Dulcamara 2017 I Giusti & Zanza (Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot) per struttura: 88.
  • DOC Terre di Pisa Rosso Veneroso 2017 Tenuta di Ghizzano (Sangiovese, Cabernet Sauvignon), gustoso e con tannino vibrante: 88.
  • Terre di Pisa DOC Rosso Il Barbiglione 2016 Usiglian del Vescovo (Syrah, Cabernet Sauvignon, Merlot), con un grande fruttato e dinamicità: 88.
  • Toscana IGT Varramista 2015 Varramista (Syrah), per il suo equilibrio e la sua morbidezza: 88.

Nel mio tabellino seguono: Terre di Pisa Sangiovese DOC Ceppatella 2016 Fattoria Fibbiano (Sangiovese), Terre di Pisa DOC Gatta ci cova 2019 Le Palaie (Sangiovese, Merlot) e Terre di Pisa Rosso DOC Le Redole di Casanova 2018 Podere La Chiesa (Sangiovese, Canaiolo).

Candia dei Colli Apuani

Mi sono immerso volentieri in questa micro-denominazione, rilevando un miglioramento qualitativo negli ultimi anni, legato alla riscoperta di un’identità più unitaria e condivisa, che si traduce in una proposta cresciuta e moderna: nei vini, freschezza fruttata e dinamicità gustativa sono i paradigmi sensoriali più valenti. Il fascino delle vigne è reso straordinario dai terrazzamenti che scolpiscono il volto delle colline e della montagna del Candia sopra Massa e Carrara. Voglio segnalare, in ordine di preferenza, questi bianchi:

  • Candia dei Colli Apuani DOC Secco Skasso al Poggio 2020 Tenuta Lodolina di Della Tommasina Alberto (Vermentino, Albarola, Malvasia)
  • Candia dei Colli Apuani Vermentino DOC Yenenga Incandia 2019 Incandio Bio Agricola
  • Candia dei Colli Apuani Vermentino DOC Riflesso 2020 L’Aurora
  • Candia dei Colli Apuani Vermentino DOC Arual 2020 Il Moretto
  • Candia dei Colli Apuani DOC Bianco Secco Ora 2020 Le Canne