Provo sempre un’emozione particolare ogni volta che mi capita di scoprire passione, cordialità, amore per il proprio lavoro e le proprie origini racchiusi in un’unica realtà, come nel caso dell’azienda Eredi di Cobelli Aldo, che si trova a Sorni di Lavis, alle porte di Trento. I fratelli Cobelli – lavoratori instancabili, ma sempre con il sorriso sulle labbra – accolgono i visitatori come se fossero membri della loro famiglia, facendo sentire tutti come a casa propria. 

La giovane azienda, nata nel 2008, produce all’incirca 30.000 bottiglie l’anno, sia in vini fermi che in basi spumante, tutti quanti monovitigno, per salvaguardare al meglio il territorio e le caratteristiche dei vari terreni. Oggi mi voglio soffermare su un vitigno storico che l’azienda riesce a far risaltare in modo magistrale: il Teroldego. Teroldec e Grill sono i due vini aziendali prodotti al 100% con quest’uva. 

Teroldec è una giovane donna cresciuta in acciaio, quindi grintosa e spavalda, e lo si intuisce già dal colore rubino brillante. La croccantezza del frutto rosso, ciliegia e marasca, la leggera speziatura, la freschezza e la tannicità di questo vino – giovane, sì, ma dal grande carattere – fanno del Teroldec un vino da compagnia, cioè da bere insieme a chi ci vuole bene ed è ricambiato, intorno a una bella tavola imbandita. 

Il Grill, al contrario, è un fratello maggiore, una Riserva, apoteosi della morbidezza. Già al primo assaggio capisci che è un vino da meditazione, da sorseggiare di fronte al camino in compagnia di un bel libro. Le note di legno, liquirizia, frutto rosso maturo e polvere di caffè, che affascinano già al naso, le ritroviamo in bocca, dove si arricchiscono di una sensazione quasi balsamica e fresca. Il sorso è lungo e piacevole, da ripetere diverse volte, e ogni volta tutti i sensi vengono appagati. 

Quando la passione c’è, e si vede, nascono dei veri gioielli, come in questo caso. Le due differenti ma ugualmente superbe declinazioni di Teroldego degli Eredi di Cobelli Aldo danno infatti a questo vitigno, in passato non sempre compreso e valorizzato, il riconoscimento che merita.