La leggendaria cantina di colui che è considerato il re dell’Amarone, Giuseppe Quintarelli, sorge a pochi chilometri dal centro di Verona. Qui – nella zona chiamata Negrar, a 350 metri s.l.m. – si lavora da oltre un secolo per produrre vini dal carattere unico che siano espressione di eleganza e longevità. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, El Bepi (così era soprannominato Giuseppe) affiancò il padre Silvio alla guida dell’azienda familiare e riuscì in pochi anni a trasformarla in un punto di riferimento enologico per la Valpolicella intera.
Senza mai dimenticare le sue radici contadine, egli riuscì a innovare e, contemporaneamente, a mantenere una decisa e riconoscibile impronta storica e territoriale, sempre alla ricerca di un’assoluta qualità. I suoi eredi si fanno oggi carico dei precisi e preziosi insegnamenti del Bepi, riuscendo – anno dopo anno – a mantenere un eccellente standard qualitativo e rispettando quelle caratteristiche di eleganza, rigore e tradizione che hanno reso grande il nome di Quintarelli. Impossibile non rimanere affascinati dalla pratica dell’appassimento delle uve, dove tutte le lavorazioni vengono svolte manualmente, con un’attenzione maniacale per ogni singolo grappolo. Le uve vengono delicatamente disposte all’interno delle tipiche tavole di legno dette arele (nelle fresche stanze all’ultimo piano della casa padronale), sulle quali si disidrateranno per 4 mesi, iniziando un percorso che le farà poi diventare uno dei vini tipici: il Valpolicella Superiore DOC, l’Amarone della Valpolicella DOCG, il Recioto della Valpolicella DOCG oppure, qualche volta, il Rosso del Bepi.
È la pazienza la dote necessaria per produrre questi vini, che beneficiano di lunghe permanenze (anche 10 anni) in grandi botti (fino a 120 hl) di rovere di Slavonia, permettendo a Quintarelli di ottenere vini rigorosi, legati al territorio, dotati di una longevità straordinaria e capaci di richiamare e sintetizzare i valori fondanti del ‘padre dell’Amarone’: sacrificio, passione, eleganza, grazia, stile e tradizione contadina. Per poter continuare a produrre vini eccellenti e dal chiaro taglio artigianale, recentemente la casa-cantina è stata completamente ristrutturata, adottando uno stile moderno e al contempo capace di perpetuare la lunga storia artigianale della famiglia. Una volta all’interno si viene rapiti da semplicità e gusto estetico, animati dall’impressione che lo spirito del Bepi vi aleggi tutt’ora, in un’atmosfera di armonia e misticità. Queste sensazioni si fanno ancor più palpabili appena varcata la soglia della sala per le degustazioni, una stanza silenziosa e tenebrosa, illuminata solamente da due lampadari: qui, fra botti e vecchie annate impolverate, Fiorenza – la figlia del Bepi – accompagna i curiosi in un viaggio emozionale che non può mai lasciare indifferenti.
Nella degustazione mi ha letteralmente folgorato proprio il Rosso del Bepi, un vino prodotto solamente nelle annate più difficili (come è accaduto per l’annata in assaggio, la 2008), quando l’Amarone viene declassato, rendendo questo vino uno spettacolare interprete di una diversa espressione della tradizione ‘quintarelliana’. Dopo i classici 4 mesi di appassimento, le uve vengono vinificate – con 20-22 giorni di macerazione – e successivamente trasferite nelle grandi botti di Slavonia, dove riposano per 8 anni. Dotato di grazia nei movimenti e di lucentezza nel colore, il vino mostra tonalità rubino scuro non troppo fitte, che lasciano spazio a un’insolita trasparenza, facendomi presagire freschezza e bevibilità. Vivido e ricco, mi emoziona per garbo e complessità e, senza troppa fatica, percepisco una lunga serie di piacevoli profumi, come confettura di more, agrumi canditi, mallo di noce, cenere, sigaro spento, liquirizia e fave di cacao tostate. In bocca il vino avvolge con succosità e ritmo, grazie all’alternanza tra il polposo tannino e la fresca nota d’agrume. Coerente e setoso, chiude con un seducente finale sapido, allungato all’infinito dal ricordo di cioccolato fondente. Ricco e beverino, è un prode rappresentante di tradizione e stile, un vino signorile, che con dinamicità e ricchezza riesce ad emozionare anche il più esigente dei palati.
Un vino inaspettato, che sovverte la mia idea opulenta ed un po’ alcolica legata all’Amarone, riuscendo a fondere grazia e bevibilità con una sincera capacità emozionale, che riporta alla mente i racconti e i valori del Bepi, legati indissolubilmente alla storia, alla fatica e alla passione di una famiglia al servizio dell’eccellenza.